L’attenzione dell’Antimafia verso i temi cari alla Chiesa e al Pontefice – dall’attenzione ai più deboli, alle vittime di mafia, dai minori inseriti in contesti criminali, ai testimoni di giustizia, all’opera del mondo cattolico nelle aree difficili del Paese – è sempre stata molto alta.
L’incontro si svolgerà in occasione dell’anniversario dell’assassinio del giudice Rosario Livatino, ucciso nel 1990 dalla Stidda agrigentina, di cui è in corso processo di beatificazione e sul quale la Commissione ha approvato un anno fa una relazione che contiene atti e documenti sulle indagini e i processi con la testimonianza di Pietro Nava, che con la sua coraggiosa deposizione permise di individuare e punire i responsabili, e che da allora ha cambiato identità ed è entrato in un programma di protezione.
Già due anni fa, 18 settembre 2015, la Commissione aveva promosso un convegno di studio sulla figura del giovane magistrato. La Commissione Antimafia ha più volte incrociato anche il tema dei rapporti tra Chiesa e mafie: il 29 aprile 2014 una delegazione guida dalla presidente Bindi si era recata al santuario della Madonna di Polsi, luogo conosciuto anche per i summit della ndrangheta. Fu quella la prima occasione in cui la Bindi espresse apprezzamento per l’impegno della Chiesa calabrese nell’inserire il tema della ndrangheta tra le materie di studio e formazione nei seminari. Bindi ringraziò poi papa Francesco per la scomunica dei mafiosi pronunciata il 21 giugno a Cassano alla Jonio, dopo l’omicidio del piccolo Coco Campolongo, il bambino ucciso il 16 gennaio 2014 insieme al nonno e alla compagna di quest’ultimo, durante un regolamento di conti per lo spaccio di droga in Calabria. “Ringrazio il Papa, come credente e come donna impegnata nelle istituzioni: le sue parole danno nuova forza e slancio a tutti coloro, e sono tantissimi, che con passione e coerenza testimoniano l’impegno per la giustizia e il riscatto del Mezzogiorno”, disse Bindi. Un anno dopo, a Lamezia Terme, si è svolto un incontro tra la Commissione Antimafia e la Conferenza episcopale calabrese.
Anche questa è stata una prima volta, un’occasione “costruttiva e importante” aveva sottolineato Bindi, “per capire meglio – nella distinzione delle responsabilità tra Stato e Chiesa – il fenomeno e soprattutto come combattere la ndrangheta”.
All’incontro avevano partecipato tutti i vescovi della regione e l’allora presidente della Conferenza episcopale calabra mons. Salvatore Nunnari. Intervenendo sul tema la legalità come servizio alla verità e alla carità, il 13 febbraio del 2016, al Convegno dell’Azione cattolica e dell’Istituto Bachelet, Bindi aveva ripercorso l’impegno della Chiesa italiana, a partire dal documento della CEI “Educare alla legalità” e aveva sottolineato l’importanza delle parole del papa contro la corruzione e l’illegalità. In occasione dei 20 anni dell’assassinio di don Diana, il 17 marzo del 2014, nell’ambito del mese dell’antimafia a Montecitorio, la Commissione inoltre ha promosso una commemorazione con le scuole di Casal di Principe e la proiezione in anteprima della fiction Rai dedicata al sacerdote simbolo della lotta contro la camorra.
Sempre nel 2014, in occasione della Giornata della Memoria per le vittime della mafia, Papa Bergoglio era intervenuto alla veglia di preghiera promossa da Libera e aveva ascoltato, insieme a Bindi, la lettura dei nomi degli oltre 900 cittadini – magistrati, giornalisti, appartenenti alle Forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali – morti per mano delle mafie.
“Ve lo chiedo in ginocchio: mafiosi convertitevi! C’è ancora tempo per non finire nell’inferno che vi aspetta se continuerete sulla strada del male”, erano state le parole del Pontefice. Ora l’udienza di giovedì prossimo, che suggella una consonanza di vedute che si è sempre più consolidata.
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