Nel nostro Paese, nonostante una sempre crescente sensibilità sul tema, di cibo nelle buste ce ne è ancora troppo, soprattutto in casa.
I dati presentati nell’ultimo report della campagna “Spreco Zero” parlano chiaro. Tradotto in cifre gli alimenti ancora buoni che gettiamo ogni anno nel cassonetto valgono quasi un punto di Pil, 15 miliardi e mezzo di euro. A pesare maggiormente – i quattro quinti del totale – è proprio lo spreco domestico. Sono dati emersi da una indagine eseguita dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con la Università di Bologna nell’ambito del progetto “Reduce 2017”.
La cosiddetta “legge antisprechi” è entrata in vigore esattamente un anno fa. Prevede una serie di semplificazioni burocratiche per facilitare il recupero e la donazione di alimenti e farmaci. Agricoltura, industria e distribuzione hanno messo in pratica le nuove norme; lo spreco complessivo nei tre settori della filiera è pari a un quinto del totale: 3 miliardi e mezzo di euro.
Più negligenti, invece, risultano le famiglie che continuano a gettar via cibo per 12 miliardi, ovvero ben l’80% della filiera dello spreco in Italia. Molto lavoro resta ancora da fare. Eppure la stragrande maggioranza dei cittadini – 9 su 10 – si dice consapevole di quanto sia seria e allarmante la questione.
Secondo il direttore scientifico di Spreco Zero, Andrea Segrè “E’ un tema su cui sensibilizzare innanzitutto i giovani, dai bimbi ai millennials della generazione Z: perché saranno loro a guidare il mondo. L’impegno attuato finora sta dando i suoi frutti: l’alimentazione è strettamente correlata ai processi produttivi sostenibili secondo il 66% degli italiani, e il 96% dei cittadini insegna ai figli a non sprecare”.
Tra gli obiettivi che Spreco Zero persegue con particolare determinazione c’è la proclamazione di un Anno Europeo sullo Spreco alimentare. E’ senza dubbio una questione globale e richiede campagne capillari perlomeno a livello dei paesi della Unione.
L’argomento ha, fra gli altri, risvolti umani e solidali sui cui si sono attivate da tempo importanti iniziative del mondo dell’associazionismo, le quali andrebbero tuttavia incentivate e sostenute più e meglio dalle istituzioni centrali e periferiche, a vari livelli, ma anche dai media, oltre che ovviamente dal buonsenso e dalla responsabilità di ciascuno di noi.
editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista