A darne notizia il quotidiano Il Mattino che ha intervistato la Di Genio che ha rotto il silenzio dopo una serie di attacchi e volgarità in seguito alla sua affermazione su un tema che proprio la stessa avvocatessa definisce «tabù». La Di Genio ha subito offese e minacce e nella valanga diffamatoria a mezzo web sarebbe stata coinvolta anche la figlia 16enne della donna
«Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, su una spiaggia, non si può violentare una persona». Questa la frase incriminata. La Di Genio a Il Mattino ha spiegato che durante il suo intervento ha inteso affrontare, tra gli altri, un tema delicato quale la necessità del rispetto delle nostre regole e di una formazione civile e culturale – di tipo occidentale – da parte degli immigrati che stanno giungendo numerosi sul nostro territorio.
Mi riferisco, in particolare, ai giovani e ai minori provenienti da paesi in cui la donna non è considerata con rispetto e in cui gli stupri e le violenze sessuali sono frequenti e spesso impuniti.
Il capo branco degli stupri avvenuti “sulla spiaggia” di Rimini, proveniente dal Congo, definito dall’Onu la capitale mondiale degli stupri, ha agito infatti con gli altri minori, con “modalità esecutive” tipiche di quello che in Africa è noto come “gang rape”, selvaggio e crudele stupro di gruppo, lì molto diffuso, quasi una consuetudine, e ampiamente impunito.
È quindi dovere del Paese che accoglie, approntare un valido strumentario di prevenzione idoneo ad evitare il ripetersi del terribile e recente episodio di violenza».
Fonte Il Mattino.it