E’ alla svolta decisiva la blindatissima inchiesta sul Calcioscommesse aperta dal sostituto procuratore Messina Francesco Massara a marzo scorso, quando la Guardia di Finanza eseguì perquisizioni e sequestri a tappeto in studi professionali e abitazioni private della città. Una “bomba” giudiziaria che andò a deflagrare nel mondo del pallone non soltanto siciliano ma nazionale, con le evidenti ripercussioni create.
Al centro di tutto secondo la Procura l’ex calciatore Arturo Di Napoli, in arte “Re Artù”: ed è proprio questo il nome in codice che magistratura e investigatori hanno dato all’inchiesta, adesso a quanto pare giunta alla conclusione dopo sette mesi di accertamenti e verifiche.
E dopo le indagini che i finanzieri hanno portato avanti in questi ultimi mesi sui documenti sequestrati a marzo e su altre piste parallele, ci sono almeno quattro nomi “eccellenti” che fanno parte del novero degli indagati, con la contestazione a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, truffa e alterazione dei risultati sportivi prevista nella normativa calcistica di riferimento.
Si tratta dell’ex vice presidente dell’Acr Messina, Pietro Gugliotta, degli ex allenatori del sodalizio peloritano Gianluca Grassadonia – attualmente tecnico della Pro Vercelli in Serie B – l’ex centrocampista peloritano Carmine Giorgione oggi in forza all’Albinoleffe.
Sarebbe stato in concreto “predeterminato” il risultato, con l’effettuazione di scommesse sportive, anche impegnando forti somme, ovvero migliaia di euro, provocando profitti illeciti con danni rilevanti per i gestori delle agenzie di scommesse.
Quattro le partite finite nel mirino degli investigatori con il sospetto che il risultato delle gare fosse predeterminato. In particolare si tratta di Casertana-Messina, 4-1 del 21 dicembre 2015; di Messina-Martina Franca, 3-0 del 9 gennaio 2016; di Messina-Benevento, 0-5 del 16 gennaio 2016. Tutte ebbero un’eccellenza di puntate, con danno alle agenzie di scommesse.
La Federbet, organismo di controllo che riceve i dati dalle varie agenzie e attraverso un grafico rileva il flusso delle puntate – grafico che, in caso di anomalie, s’impenna – per quelle partite ebbe, appunto, rilevata l’anomalia. Da qui la denuncia alla Procura di Messina, che avviò inchiesta. In prima battuta furono 40 gli indagati, oggi, a chiusura indagini, sono 30.
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