Dal particolare al generale: “Però vedo una grave mancanza di nozione antropologica nell’affrontare ed interpretare la grande migrazione, fenomeno non più emergenziale ma strutturale. Il totale disconoscimento di competenze di tipo antropologico preclude la conoscenza dei rapporti tra le culture e delle difficoltà dell’intercultura. Quelli non sono barbari che invadono la nostra civilità e sbaglia chi li considera nettamente inferiori”.
Sui numeri: “In questa dinamica non possono incidere: parliamo di centinaia di migliaia di persone rispetto a decine di milioni. Non c’è un problema di numeri ma di capacità di dialogo; non so se sia corretto o meno che vengano da noi, di certo la gran massa giunge per una prospettiva di vita, non per delinquere”.
Anche Apolito, come poco prima il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Salerno Pasqaule Andria, parla quindi di “dati sulla criminialtà (di origine straniera, ndr) contenuti in dinamiche assolutamente normali.
In Svezia, Stati Uniti o Inghilterra alcuni italiani sono automaticamente etichettati in forza di consolidati stereotipi: se sei siciliano sei mafioso, se sei napoletano sei camorrista… Avere una paura indiscriminata degli ‘altri’ è sbagliato”. Sulla gestione dei flussi migratori: “Non vedo nulla di sbagliato ma tanto di provvisorio. Se ci basiamo sul senso umano collettivo e sulle professionalità, in particolare degli antropologi culturali che studiano i problemi delle diversità, potremo trovare il giusto equilibrio”.
Fonte La Denuncia.it