Ad agosto scorso la Corte d’Appello di Salerno ha dato ragione all’azienda seguiti dallo studio legale degli avvocati Franco e Arnaldo Miglino. Quasi 28 anni dopo il fatto è arrivata la sentenza.
Il toro «non era affetto da impotentia coeundi , tant’è che si accoppiò regolarmente con le bufale, ma da impotentia generandi , che gli impedì di ingravidare».
A darne notizia il quotidiano La Città. a convincere il titolare dell’azienda a prendere l’animale furono le caratteristiche della madre – denominata Apocalisse – che aveva una buona carriera produttiva nella produzione di latte e un buon punteggio morfologico. Tutto sembrava andare per il verso giusto.
L’animale immesso nel branco non risparmio le sue attenzioni verso quelle 63 bufale dell’azienda ma non riuscì mai a ingravidare la mandria di bufale scatenando le ire degli acquirenti dell’animale che denunciarono l’azienda agricola che glielo aveva venduto