Una sentenza che confuterebbe l’atto di citazione della Procura regionale della Corte dei Conti, che aveva ritenuto che il compendio, definito come ‘posto di ristoro’, fosse ancora di proprietà comunale, ipotizzando così un danno erariale in merito ai canoni di fitto non versati al Comune, ritenuti tra l’altro irrisori, cagionato dalla famiglia Pisani, ovvero quella della moglie di Voza.
La sentenza documenta che gli amministratori comunali, durante gli anni e compreso lo stesso Voza, hanno correttamente operato, ritenendo che l’immobile fosse stato regolarmente donato all’Ente Morale per le antichità ed i Monumenti della Provincia di Salerno.
“Non c’era bisogno di un atto pubblico di accettazione della donazione, perché di donazione in realtà non si trattava – spiega l’avv. Gaetano Paolino a StileTV – ma di un trasferimento unilaterale da parte del Comune di un bene acquistato nel 1931 con fondi propri della Commissione Archeologica, poi trasformato in persona giuridica ovvero nell’Ente Morale, in quanto il regio decreto del 1934, poiché faceva riferimento alla delibera comunale di donazione del 1932, richiamava nello Statuto, espressamente, i beni oggetto della delibera comunale, e quindi non vi era alcuna necessità di un atto pubblico che ne sancisse il passaggio”.
“Questa sentenza consente all’Ente Morale di poter eseguire la trascrizione del bene con valenza meramente dichiarativa e non costitutiva, così come affermato dalla Corte dei Conti, mentre al prefetto viene affidata la ricostituzione degli organi ordinari dell’Ente Morale. Resta fermo il contratto di fitto in itinere tra ente morale e la società Nettuno della famiglia Pisani, mentre per quanto riguarda la posizione di Voza e dei funzionari, allo stato degli atti sono tutti esenti da qualsivoglia responsabilità contabile – conclude l’avv. Paolino, coadiuvato nel ricordo dal collega avv. Mario D’Urso – la Procura regionale della Corte dei Conti può presentare ora appello alla sentenza, ma la posizione di Voza e dei funzionari comunali coinvolti appare inequivocabile”.