Quello che è successo lo scorso weekend a Monte San Giacomo purtroppo non ha dell’incredibile. Sconvolge una piccola comunità che si sente violata e violentata nella sua tranquillità fatta di sguardi noti e presenze rassicuranti ma non è che routine. Venerdì pomeriggio una famiglia sangiacomese ha trovato un uomo di colore nel proprio chalet in montagna. Dormiva nel loro letto. Raccontano che avrebbe sfondato la porta, tentato di prepararsi da mangiare, sembra siastato nella loro casa un giorno e una notte senza provocare significativi danni materiali. Tanta paura e rabbia, da cui la famiglia “vittima” dell’episodio racconta di essere stata assalita. Il fatto porta con sé inevitabilmente una serie di riflessioni. Innanzitutto la consapevolezza che il Vallo di Diano non è né fuori dal mondo né fuori dalla storia, è investito esattamente come il resto d’Italia da quella che viene definita “immigrazione indotta” o più brutalmente “migrazione di ricambio”. Chevi sono delle anomalie nella gestione dell’accoglienza.
Che spesso si rivela un business e di solidale ha poco se permette di tenere degli esseri umani a far nulla dalla mattina alla sera, umiliando la loro esistenza e mortificando i loro talenti, le loro aspirazioni e togliendo loro ogni speranza di vedere realizzati i propri sogni. E quindi è molto verosimile che uno di loro esausto della vita, se così si può chiamare, che è costretto a fare decida di allontanarsi e vagare per chilometri alla ricerca di qualcosa, forse di azioni di semplice quotidianità, come può essere cucinarsi e prendersi cura di sé, tanto per avere la conferma di essere ancora vivo. Se poi tutto ciò cozza con il diritto di qualcun altro a non aver paura quindi il diritto a sentirsi al sicuro in casa propria, a poter camminare sereno per strada, allora il sistema di accoglienza ha fallito su tutti i fronti, e tale certezza non deve essere però un alibi per le istituzioni e le autorità più prossime ai cittadini che quei diritti devono comunque garantirli.
Fonte UnoTv
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