“Né pare opportuno fare valutazioni comparative con quanto accaduto in altri scali. Il metro di giudizio per quanto ci riguarda è uno soltanto: il mantenimento dei livelli di competitività del porto di Salerno. Il nostro è un vero e proprio grido di allarme perché corriamo il rischio di indebolire la portata dei risultati importantissimi – occupazionali, produttivi ed imprenditoriali – raggiunti con il sacrificio di tutte le componenti che agiscono nel porto: lavoratori ed imprese in primo luogo”.
“Siamo ad un passaggio strategico: è necessario accelerare soprattutto sul versante dei dragaggi per evitare di perdere quota sia nel settore commerciale che in quello crocieristico. Sono in corso contatti con i vertici istituzionali regionali e gli organismi delegati alla gestione dello scalo di Salerno. L’auspicio è che si riesca a smuovere il pantano burocratico/amministrativo nel quale siamo precipitati e dal quale – evidentemente – dobbiamo uscire con un’azione forte e decisa da parte di tutta la filiera istituzionale, in maniera coesa come è sempre accaduto nei momenti di difficoltà del porto di Salerno”.