Ora uno è diventato economista e vive a Boston, l’altra sociologa e si stabilita a Chicago.
La signora Brunella, ha avuto una eccellente idea e dato vita a “Mamme di Cervelli in Fuga”.
Uno blog mediante cui scambiare storie, sentimenti e stati d’animo, consigli pratici e aiuto reciproco, con un pizzico di sana ironia. Così in poco tempo migliaia di genitori e famigliari, con figli o congiunti all’estero, si son ritrovati a fare rete.
Sovente i media richiamano la nostra attenzione sulla tragica emergenza degli sbarchi di immigrati irregolari in Italia. Viceversa, forse perché indiscutibilmente meno drammatiche e grevi le motivazioni che li inducono, tanti di noi probabilmente ignorano quanti italiani emigrano.
Il rapporto della fondazione della CEI Migrantes, presentato la scorsa settimana, evidenzia quanto sia rilevante la dimensione di un fenomeno purtroppo in crescita. Nel 2016 quasi 125mila italiani sono espatriati, il 15,4% in più rispetto all’anno precedente. Circa la metà sono meridionali, ma c’è una quota elevata anche di connazionali del Nord; mentre dal Centro si parte meno.
Il motivo di questo esodo fonda le sue ragioni soprattutto negli effetti della crisi, ancorché nella voglia di trovare opportunità che non riescono ad intravedersi qui. Attraversiamo dunque un momento in cui anche il sentimento della speranza pare si sia appannato.
Coloro che vanno all’estero sono nella gran parte giovani e famiglie e di solito chi lascia il nostro Paese per recarsi altrove, poi non torna più. E’ il Regno Unito la meta più ambita, seguito da Germania, Svizzera e Francia. Ma c’è anche chi espatria in Brasile o in Australia, come si faceva un secolo fa.
Ed Allora, se fosse vero – come sostiene qualcuno – che c’é una Italia lontano da quella racchiusa nei confini territoriali, che rappresenta un valore aggiunto, una ricchezza per l’Italia stessa e che si proietta nel mondo globale, il fenomeno della emigrazione nella sua interezza potrebbe mai considerarsi una opportunità?
In minima parte sì, ma per la stragrande maggioranza la risposta a questo interrogativo credo la si possa ritrovare nel pensiero di monsignor Guerino Di Tora, presidente della Fondazione Migrantes e vescovo ausiliare di Roma, secondo il quale: “In Italia, viviamo, ancora una volta, il ‘tempo dell’attesa’, in cui sempre più famiglie vedono partire i loro figli, i loro padri, i loro nipoti, persino gli anziani.
Viviamo il tempo dell’instabilità, economica e geopolitica, e questa precarietà crea la necessità di trovare risorse altrove. Ma la libertà di partire non deve negare la libertà di restare o di ritornare nella propria patria”.
editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista
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