In questi giorni è cominciato il processo nei confronti dell’uomo, nella provincia di Santiago del Estero, nell’Argentina settentrionale. Secondo quanto scrivono i media argentini, Bulacia avrebbe preso di mira la figlia quando la moglie, stanca di essere violentata e picchiata dal marito, è fuggita di casa lasciando la povera ragazza, all’epoca 15enne, da sola con il padre. L’uomo non ha avuto il minimo scrupolo a cambiare la protagonista delle sue attenzioni e per un periodo di tempo lunghissimo – si parla di 22 anni – ha perpetrato violenze sessuali giornaliere ai danni della sventurata figlia.
Solamente a 37 anni, nel gennaio 2016, Antonia (questo il nome della vittima) ha trovato il coraggio di denunciare l’incubo nel quale aveva vissuto fino a quel momento. Il tutto in realtà è avvenuto quasi per caso: uno dei figli avuti dal padre si è sentito male e la donna è andata dal medico per le cure del caso. Durante la visita lo specialista le ha chiesto chi fosse il padre: Antonia, esasperata dall’orrore in cui era costretta a sottostare, ha raccontato tutto al dottore e quest’ultimo ha avvisato le autorità.
La polizia si è quindi recata a casa di Bulacio, ma quest’ultimo è riuscito a sottrarsi all’arresto e a darsi alla fuga. Solo dopo oltre 40 giorni, le forze dell’ordine sono state in grado di catturare l’uomo che era andato a nascondersi in casa di alcuni parenti a Loreto, a oltre 40 km. da casa. Parenti che, dopo la denuncia, hanno ripetutamente minacciato Antonia per farle ritirare le accuse. Ora il 56enne si trova in carcere in attesa della condanna definitiva: il test del dna , infatti, ha confermato che l’uomo è il padre di tutti e otto i bambini della figlia 37enne.
Fonte Fanpage
per me l’unico abuso è quello della parola stupro. Una serie di fatti che vanno avanti da 20 anni, dico venti, non possono essere licenziati come solo ed esclusivo abuso di una parte contro un’altra, salvoil caso in cui la parte “abusata” non sia stata segregata in catene. Visto che non mi pare questo il caso, avendo vissuto una vita grosso modo normale, uscendo di casa, parlando con persone, come minimo ci deve essere un tipo, se non di consenso, di non dissenso da parte di questa donna. Inoltre questa donna andava a partorire, quindi più volte avtrebbe potuto denunciare, scappare confidarsi. Forse lo avrà anche detto a qualcuno, o forse molti sapevano, ma solo dopo 22 anni, sente il bisogno di “denunciare”? Sia chiaro, è un suo diritto smettere di fare quella vita e cambiarla, ma semplicemente eviterei di chiamarlo stupro: quello è una cosa diversa. Per non parlare dell’abuso mediatico delle parole, oltre che stupro, ora vanno di moda choc, hater, odio, e via dicendo, tutte parole attaccate automaticamente a ogni cosa.. che tristezza. Aspetto il primo idiota che dice che difendo gli stupratori eh! mi raccomando, non deludetemi.. magari il metropolita stilita