Il lavoro racconta un viaggio nella Valle dell’Ansanto, tanto cara a Virgilio e terra di passaggio per le popolazioni migratorie, un tempo santuario della dea Mefite. Attraverso il mezzo della fotografia, Esposito ha annotato dei micro accadimenti di esistenza, di animali approdati, inconsapevolmente, nella valle dell’Ade. Da sempre infatti, si mostra interessato ai processi di trasformazione e mutazione nonché al prezioso ruolo del tempo, che da una parte distrugge e dall’altra conserva queste preziose testimonianze del suo passaggio.
L’interesse del fotografo si rivolge dunque ad uno studio alla forma del corpo, umano e animale, alla possibilità di “ridisegnarsi” o di “rigenerarsi” ad una nuova esistenza o, come in questo caso, al destino spietato che la chimica naturale riserva alla vita.
Afferma Esposito: «Le fotografie non presentano alcuna enfasi e concessione narrativa: animali morti per avvelenamento di gas e di acque presenti nel luogo sui quali il mezzo fotografico si sofferma realizzando una ripresa diretta e schiacciata sul soggetto, senza orizzonte, una “fotografia oggettiva”, ma profondamente partecipata, indagatrice del luogo del “crimine” Ho fotografato queste forme in quanto trasformazioni, forme sospese tra ciò che sono e il divenire: forme sospese tra ciò che più non è e ciò che non è ancora».
La visita guidata è a cura dell’Associazione Fonderie Culturali insieme all’artista Salvatore Esposito. È gradita la prenotazione ai numeri 089231135 / 3277559783.
La mostra sarà comunque visitabile, pagando il regolare biglietto d’ingresso al Museo, fino al 20 novembre 2017.
Salvatore Esposito, nasce a Napoli il 4 dicembre 1956. Vive e lavora tra Napoli e Parigi. La sua prima personale di fotografia Lo spazio e il tempo nell’itinerario procidano si tiene nel 1992, presso la Stazione marittima di Procida. Il suo approdo al teatro avviene, qualche anno dopo, nel 1996 con lo spettacolo Venevaca – teatro della dea madre di Babilonia, realizzato a Bagdad in Iraq.
Tra le esposizioni personali si citano anche: Il Nilo presso la Galleria Blu Cobalto di Napoli nel 1996; Dove scende la lava, presso lo Spazio culturale La Toccata di Parigi, e Sèquesnce Fnac a Les Halles, del 2002; Salvatore Esposito presso L’Atelier di Napoli, nel 2003;
La Trasparenza presso la Fondazione Archivio Fotografico di Marina di Ravenna; I bambini di Napoli ospitata dall’Istituto di cultura di Amburgo nel 2005 e Napoli presso l’Istituto di cultura di Berlino nel 2006. Degli ultimi anni sono i lavori Trasmutazioni dedicato ai cosiddetti “femminielli” di Napoli, Sedimenti che rivolge l’attenzione alle forme naturali che nascono dalle croste magmatiche, Le forme di un paesaggio concentrato sui luoghi più anonimi ed indefiniti dello spazio urbano, e Mefite in cui vita e morte si rincorrono incostantemente nel ciclo del divenire.