Ma gli arresti effettuati complessivamente dall’inizio dell’indagine, partita nel marzo 2016, sono 90, 12 dei quali all’estero, in collaborazione, tramite Interpol, con le forze di polizia di Marocco, Francia, Spagna, quest’ultimi due paesi punti di imbarco per il Nord Africa dei furgoni usati per trasportare la merce rubata. Seimila i pannelli recuperati dai militari, per un valore indicato in 3 milioni di euro. Oltre agli arresti denunciate altre 8 persone.
I furti, che avrebbero avuto tutti lo stesso modus operandi, sono avvenuti a Livorno, Pisa, Asti, Bari, Campobasso, Cuneo, Frosinone, Lecce, Pescara, Potenza, Salerno, Taranto, Terni, Verona e Viterbo. Proprio dai colpi, 4, nelle province toscane sono partite le indagini che avrebbero poi individuato 10 batterie operative, interconnesse, ma appartenenti ad un’unica struttura organizzata, che agivano sulla base di modalità predefinite, pianificate nei minimi dettagli. La refurtiva era destinata ad essere rivenduta sul mercato marocchino, a gruppi organizzati di acquirenti che ne commissionavano la fornitura, indicandone il quantitativo.
Chi era a capo delle batterie operative, individuati gli obiettivi e i mezzi di trasporto, reclutava poi per ogni colpo 6-7 esecutori. Per esportare i pannelli rubati, il tragitto più frequente era attraverso la frontiera di Ventimiglia per il successivo imbarco da Sète, in Francia, su navi dirette in Nord Africa. Dopo i primi arresti l’organizzazione avrebbe cambiato tragitto, scegliendo l’imbarco dalla Spagna, da Barcellona, Almeria, Motril e Algeciras, destinazione Tangeri e Nador.