Ammessa con la media di 8,6 all’esame, con i crediti ottenuti durante il triennio le fu dato il voto di 93 su 100. Un risultato non ritenuto corretto dalla ragazza che ha deciso di rivolgersi alla giustizia amministrativa. Lo scrive il quotidiano Le Cronache oggi in edicola
I giudici in primo grado evidenziarono alcune contraddizioni, come il tempo della prova orale ben più lungo (un’ora e trentacinque minuti contro il limite di 50 autoimposto dai membri della commissione) rispetto alla norma, il voto (di 26) non in linea con quanto risultante dalla scheda d’esame e la scheda del colloquio non allegata al verbale.
Il Tar nel 2011 accolse il ricorso limitatamente alla rettifica del voto attribuito che vide il punteggio della prova orale salire da 26 a 27. Non soddisfatta la ragazza ha deciso di rivolgersi al Consiglio di Stato.
Una scelta che però la vede condannata a pagare 4mila euro di spese processuali in favore del Ministero dell’Istituzione Università e Ricerca. «I giudizi espressi dalla commissione per gli esami di maturità – si legge nella sentenza – sono connotati da discrezionalità tecnica. Sicché sono inammissibili ed in ogni caso infondate le censure”
Fonte Le Cronache oggi in edicola