E allora è giusto chiedersi: questa mancanza di talenti è frutto del caso oppure c’è di più?
“Il problema è che non si rispettano le fasi di crescita – afferma il Presidente Sorgente – non si rispetta ciò che il bambino dovrebbe assimilare durante gli allenamenti per poi farlo diventare suo bagaglio tecnico, insomma non si rispettano i tempi. Perché? Semplice, si ha troppa voglia di vincere. Bisogna mettere dinanzi a tutto la priorità della crescita e della formazione del bambino/ragazzo. Invece si preferiscono i numeri delle vittorie perché quelle portano più iscrizioni e quindi più soldi. Dobbiamo tornare a pensare ai vivai come dei serbatoi per il calcio del domani e non come un semplice business”
Eh, sì. Sorgente, che da anni si interfaccia con le realtà dei settori giovanili di calcio, ha sicuramente centrato il punto cardine della vicenda: “l’ossessione alla vittoria”. Un tormento che porta a bruciare le tappe senza dare giusta attenzione ad i singoli passaggi:
“Perché quando un bambino torna a casa dopo una partita, i genitori non chiedono come ha giocato la squadra piuttosto che se hanno vinto? Perché un genitore quando va in una scuola calcio non chiede il piano didattico ma chiede dei risultati del team? Alcuni allenano fin da piccoli i bambini sulla resistenza e sulla corsa, questo può creare danni muscolari futuri e grosse lacune tecniche.
Già, perché bisogna rispettare le tre fasi: motoria, psicologica e fisica. – precisa il Presidente della Pontecagnano Academy – A 10 anni bisogna lavorare sulla coordinazione, e tutte quelle cose che in fase di crescita possono essere migliorate, capacità che poi non potranno essere più acquisite né corrette. Senso – percezione, differenziare suoni e colori”.
Altro dato rilevante potrebbe essere la classifica marcatori del campionato di Serie A (che oggi si affida, persino nel nome, a uno sponsor che porti soldi). Non ci sono attaccanti italiani. Semplicemente perché li compriamo già belli e pronti dall’estero. Ora, cosa si può pretendere da un calcio che invece di investire con pazienza e lungimiranza sui talenti nostrani preferisce comprare da altri paesi a peso d’oro?
Insomma, se vogliamo ripartire davvero, se vogliamo divertire e divertirci bisogna che si inizi a perdere questo maledetto chiodo fisso della vittoria. E, piuttosto, si ricominci a formare i giovani e gli allenatori delle squadre con costanza e professionalità, senza quella smania e quella fretta di chi a tutti i costi deve fare soldi.