A Giorgio Antonucci, medico e poeta che ha fatto sì che le mura che ancor oggi imprigionano chi etichettiamo come “folli” abbiano meno mattoni e più spazio per il nostro sguardo ed un nuovo ascolto.
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C’è un muro.
Si chiude sul grido di chi si è perso, nel pugno dolente di chi vuol ancora lottare, nella rincorsa di chi guarda lontano.
C’è un muro.
Chi è fuori non lo vede.
– Sei fuori?
– No.
Risponderanno.
Non ascolteranno:
la parola in quel gridare, la libertà nel far vibrare il cemento, i passi veloci per segnare il proprio spazio.
C’è un muro.
Non cede.
Non racconta le storie e non le vuole contare.
Sono mille senza notti, sono mille senza riposo.
C’è un muro ed un segno di contraddizioni e macchie di finta cecità.
Lì, tu hai posato una carezza gentile, il tuo orecchio e tutta la tua vita.
Cedono così alcune mura, senza far pressione, senza forzare.
E s’aprono finestre nello sguardo di chi ti ha ascoltato ed ha imparato a sentire.
Fatima Mutarelli
Mail: valelapennasi@gmail.com
Fb: Fatima Mutarelli (ragazza alla finestra)
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