Ma non era una favola moderna. Piuttosto, un incubo nel quale la ragazzina sarebbe presto stata trascinata quando, riuscito l’uomo – sì, un uomo, di oltre 30 anni, e non certo il coetaneo che lei immaginava – a carpire il suo numero, usando Whatsapp aveva iniziato a tempestarla di messaggi provocatori, video e immagini pornografiche, avance spintesi fino alla richiesta di sesso a distanza.
E’ una storia scivolosa, dai contorni morbosi, quella che arriva da un comune dell’area jonica del Salento, con indagini condotte dagli agenti di polizia del commissariato di Gallipoli, che li hanno portati fuori regione, fino in Campania. Per la precisione, in provincia di Salerno.
Tutto è nato nel corso dell’estate, quando i genitori della ragazzina si sono presentati nel commissariato per raccontare quanto scoperto. Una storia che aveva intaccato a tal punto la psiche della figlia, tanto da apparire nervosa, a tratti tormentata. E’ stato l’occhio della madre, in particolare, a svelare tutto. Alla fine la ragazza s’è confidata, ormai esausta. Ovunque si trovasse, ecco arrivare di continuo contenuti audio espliciti e video con organi sessuali in vista. Messaggi spesso condite dalla richiesta di atti erotici in chat.
Una trappola studiata in ogni dettaglio, in modo da impedire alla vittima di scoprire la reale identità del molestatore, spacciatosi fin da subito per un minorenne. Ma gli accertamenti hanno rivelato tutt’altro.
Ora l’uomo risponde di adescamento di minore. E’ questa l’ipotesi di reato per la quale è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Lecce. Fra l’altro, le indagini condotte degli uomini coordinati dal vicequestore aggiunto Marta De Bellis, intendono andare a fondo, sviscerando, se possibile, ulteriori dettagli. Non sarebbe inusuale, infatti, se si venisse a scoprire che ad agire con il 30enne c’erano anche dei complici. Soprattutto, bisogna capire se il caso sia stato isolato, circoscritto alla sola ragazza salentina, o se si possa palare di un molestatore seriale. Vi saranno altre vittime finte nella sua rete? Questi i prossimi passi da compiere nell’indagine.
Commenta