Ed è così che ha scelto di titolare il suo nuovo dramma che andrà in scena domenica (ore 20) sul palco dell’auditorium del Centro Sociale di Salerno, per ricordare quel terrificante boato che spezzò la quiete domenicale del 23 novembre del 1980.
«Ho scritto portando in scena ciò che ho vissuto – spiega il regista e attore salernitano –. Ricordo tutto in maniera nitida, abitavo di fronte al Duomo. Scappammo tra le urla con le torce. Un minuto dopo eravamo tutti alla ricerca dei parenti, tra strade buie e cabine intasate.
Subito, le prime telefonate all’estero in un inglese ai più incomprensibile. Ricordo mia nonna claudicante che pur di salvare il televisore Grundig appena comprato, con i risparmi di una vita, lo mise sopra una poltrona per proteggerlo da un’eventuale nuova scossa.»
C’è tutto questo, nella messinscena di De Rosa contraddistinta dal suo piglio venato di sarcasmo nel raccontare anche le vicende più amare come quella che distrusse la vita di migliaia di persone.
Ma c’è anche dell’altro ed è il racconto dei soccorsi tardivi, la denuncia del fiume di soldi pubblici sprecati, con cifre a sei zeri mai pervenute agli sfollati: sono in molti quelli costretti a vivere nei ghetti di amianto delle periferie delle nostre città.
Tra ricordi personali, e memoria storica di una tragedia ancora da scontare, De Rosa si serve ancora una volta del teatro per entrare nel vivo di una piaga aperta, ma non rinuncia a far sorridere lo spettatore, senza sconfinare mai nella desolazione pura, ma dosando abilmente sempre ironia e pathos. La messinscena sarà intrepretata dagli allievi dell’Accademia Scena Teatro.