All’arrivo della primavera, con le temperature più miti, ci era consentito di andare giù in strada a “giocare a pallone”. Nessuna paura.
Il termine “traffico” non era ancora presente nel vocabolario.
Erano gli allenamenti in vista delle partite del sabato pomeriggio quando, con le scarpette di tela bianco/azzurre e il “Super Santos” tra le mani, “scendevamo in campo” contro gli avversari di sempre “salendo in montagna” verso gli spianamenti destinati ad accogliere l’attuale via Laspro e il relativo quartiere residenziale.
Erano gli anni del “boom” edilizio che, sotto la spinta del movimento migratorio di intere famiglie dal sud della Provincia, portò alla crescita “a casaccio” della Città, senza piani e senza regole, con la costruzione di fabbricati talora “frettolosi”, nel materiale e nelle finiture, in mezzo a dedali di strade larghe come le “interpoderali” di campagna, al punto da potersi anche passare l’olio e il sale dai balconi delle cucine.
E, così, abbiamo perso i campetti di calcio. Mai più sostituiti. Neppure oggi. Forse per questo la Nazionale è stata esclusa dai Mondiali?
E abbiamo anche perso la qualità del territorio e dell’ambiente urbano, beni primari di tutta la comunità, facendoci carico di una grave responsabilità nei confronti dei nostri figli, e di chi verrà dopo di loro, ai quali lasciamo gli immobili dove vivere ma non gli spazi dove convivere.
Forse, però, c’è ancora il tempo per rimediare.
Oggi, presso gli Uffici del Comune, è in corso il ridisegno del Piano Urbanistico Comunale (PUC), cioè del documento nel quale, in forza di preliminari indagini demografiche ed economiche, dovranno essere definiti i fabbisogni di alloggi residenziali e dell’edilizia sociale, individuate le aree di espansione, quantificate le volumetrie turistiche e/o sportive, delimitate le zone a destinazione produttiva, disegnati i nuovi assetti viari, verificate le qualità ambientali dei singoli quartieri.
Il precedente documento, risalente all’anno 2006, venne elaborato con riferimento ad indicatori favorevoli che hanno poi giustificato progetti di espansione edilizia: la Città era stimata in crescita fino a 180.000/200.000 abitanti; il sistema economico offriva nuove opportunità produttive; il turismo e i servizi erano settori con ampie potenzialità di occupazione e di reddito.
Cosa è successo, però, nell’ultimo decennio?
E’ successo un disastro mondiale che, nel piccolo della nostra comunità, ha avuto conseguenze durissime:
- le attività industriali, commerciali e artigianali sono state drasticamente ridimensionate, con espulsioni spesso traumatiche accompagnate da consistenti cessazioni di rapporti di lavoro;
- l’assenza di prospettive ha spinto i giovani e anche intere famiglie alla emigrazione verso aree più dinamiche;
- l’attesa crescita demografica si è “convertita” in decrescita, con la riduzione della popolazione residente a circa 134.000 abitanti (50/60.000 in meno di quanto previsto) senza prospettive di inversione della tendenza;
- le politiche fiscali e le difficoltà del sistema bancario hanno penalizzato il settore immobiliare sia con la diminuzione della domanda sia con la contrazione del valore delle abitazioni esistenti sotto la concomitante pressione dell’offerta di nuove costruzioni;
- la qualità della vita ha evidenziato un forte declino, come denunciato dalle rilevazioni nazionali.
E qui ci fermiamo, perché non riteniamo necessario indugiare su fenomeni che tutti abbiamo vissuto quotidianamente e drammaticamente sulla nostra pelle.
Sulla base di tali premesse, noi riteniamo che la Città debba essere oggi guidata prioritariamente verso il recupero dei valori perduti con progetti di grande impatto sulla vita economica e sociale attraverso la salvaguardia e la valorizzazione delle “vere” ricchezze disponibili.
In concreto, noi proponiamo che nel nuovo PUC sia deciso:
- a) di frenare ogni ulteriore cementificazione del territorio, perché esiste già una eccedenza di immobili e perché la riduzione persistente della domanda distruggerebbe definitivamente i valori di mercato di quelli “vecchi” e, con essi, i sacrifici di coloro che hanno acquistato una casa ricorrendo a mutui che oggi non potrebbero rimborsare neanche vendendo la proprietà;
- b) di dare vita, prima Città in Italia, a progetti di “rottamazione” dei fabbricati realizzati negli anni del boom, e in quelli precedenti, oggi esposti al rischio sismico, degradati nella estetica e fatiscenti nella struttura. Ciò consentirebbe anche di ridisegnare i quartieri e creare nuova viabilità, aree verdi, campi urbani per lo sport dei giovani e aree per il tempo libero;
- c) di procedere al riassetto della mobilità urbana con nuovi assi viari di collegamento e di alleggerimento del traffico, nuovi corsi pedonali di qualità (es.: ridisegno via Madonna di Fatima, collegamento tra via Posidonia e Polo Nautico), nuovi parcheggi per la sosta;
- d) di progettare nuove piazze, tra cui la “Piazza Città di Salerno” nell’area compresa tra la stazione e il nuovo Tribunale, ove realizzare un accesso posteriore allo scalo ferroviario e parcheggi per le linee di trasporto urbane ed extraurbane. Lo abbiamo già suggerito (cfr. it – 24/05/17);
- e) di localizzare un borgo marinaro per tutti, magari tra lungomare e molo Masuccio. Lo abbiamo già proposto (cfr. it – 26/04/17);
- f) di destinare a uso pubblico le residue aree intorno all’Arechi perché costituiscano un unico parco terra-mare a favore dello sport, dei giovani, delle famiglie e degli anziani;
- g) di realizzare, ovunque possibile, “centri commerciali naturali” a sostegno del commercio al minuto, allontanando o limitando la circolazione veicolare e favorendo l’insediamento di locali per la cultura, per l’arte, per la ristorazione, per la socializzazione. Il primo potrebbe essere a Fratte ove non è dilazionabile, a nostro parere, un radicale intervento di ridisegno che ripaghi i residenti dei tanti torti subiti (cfr. it – 10/05/17);
- h) di ridare vita ai quartieri periferici, con la riqualificazione urbana ma soprattutto assegnando ad essi una funzione, una identità, una dignità con l’insediamento di uffici o centrali operative di servizi pubblici e privati e attribuendo a quelli collinari anche una destinazione turistica (B&B, ristoranti, piste da ballo, locali di intrattenimento, campi per lo sport e terrazze con vista sul mare);
- i) di individuare le aree per i parchi e per le attività turistico-sportive in ogni quartiere destinando, allo scopo, i residui spazi liberi e i terreni di risulta;
- l) di destinare il colle Bellaria a sede del “Giardino dei Giusti” sull’esempio di quanto già fatto in tante Città evolute del Paese;
- m) di salvaguardare, dappertutto, gli interessi della comunità perché se è vero che il “diritto di proprietà” su un’area, spettante al “proprietario”, possa consentirne l’utilizzo a fini privatistici è però buono e giusto che la sua trasformazione sia rispettosa del “diritto di partecipazione”, spettante a “tutti”, di ammirare il panorama, godere del sole, respirare l’aria, vedere le stelle e portare i figli a giocare nei parchi o a fare un bagno in un mare pulito.
Sono solo alcune idee. Ma ne potremmo formulare ben altre. E, comunque, sono proposte in grado di “rivoltare” la Città, di smuovere ingenti capitali, pubblici e privati, di assicurare lavoro per diversi anni a tutti i settori economici e di consegnarci un “ambiente del tutto diverso” dall’attuale, ecologico ed ecocompatibile, espressione di una “nuova modalità di vivere la vita”.
Noi vorremmo, cioè, un contesto urbano veramente all’altezza delle Città Europee, senza che la realtà quotidiana possa alimentare dubbi, delusioni e derisioni.
Una Città frutto di scelte intrise di attenzione e di amore verso la comunità e i più deboli.
Questa Città ha bisogno di amore.
Associazione Io Salerno – Officina di Pensiero
(a Mercoledì prossimo)