Dal 28 novembre la “Via della Seta” parte dalla stazione di Mortara, in provincia di Pavia, ma il fine è lo stesso: collegare il nostro Paese e la Cina nel minor tempo possibile. Il primo treno per Chengdu, città fra le più importanti (14 milioni di abitanti) e capoluogo del Sichuan, è partito la scorsa settimana ed impiegherà 17 giorni per raggiungere la destinazione, con un risparmio di un mese di viaggio rispetto ai collegamenti marittimi.
Il convoglio dalla Lomellina raggiungerà l’Europa centrale e, dopo aver attraversato l’Austria, la Repubblica Ceca, la Polonia, la Bielorussia, la Russia ed il Kazakistan, punterà alla meta.
Lanciati su 11.000 km, 34 container pieni di Made in Italy: mobili, macchinari, piastrelle ed a breve anche vino e prodotti alimentari destinati al ricco mercato cinese. Si riempiranno nuovamente, al ritorno, con i prodotti asiatici in arrivo in Europa. Da gennaio, partiranno 2 treni a settimana.
E’ stato il Partito Comunista cinese a riaprire la Via della Seta, abbassando i dazi sui prodotti importati dall’estero, per appagare la domanda di consumi di una società nella quale sta emergendo una classe media che prima non esisteva.
Per l’Italia si aprono possibilità di scambi commerciali senza precedenti, assolutamente da cogliere, anche sfruttando la passione che i consumatori orientali mostrano per il nostro brand. A battere nuovamente la tratta non siamo i soli né i primi, dalla Germania e dal Belgio, già si organizzano convogli simili.
Secondo gli imprenditori questa partenza dà la stura ad una intesa che porterà a sviluppare lungo la Via della Seta le relazioni commerciali tra i nostri Paesi.
“L’interesse del governo italiano e la Regione Lombardia, da una parte, e del mondo imprenditoriale, dall’altra, dimostrano come da oggi si debba lavorare con ancor maggiore impegno per dar vita ad una vera linea ferroviaria con la Cina, con periodicità garantite e prezzi competitivi».
Ha commentato soddisfatto, Andrea Astolfi, presidente del Polo Logistico di Montara. Si offrono dunque all’Italia nuove opportunità, non solo commerciali, da afferrare, coltivare e sviluppare.
Insomma, questo è un treno che non possiamo proprio perdere.
editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista
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