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L’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani è Patrimonio dell’Umanità, festa grande

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“L’arte del pizzaiuolo napoletano è patrimonio culturale dell’Umanità Unesco“. Lo annuncia il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina su Twitter. “Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo”, sottolinea. Dopo 8 anni di negoziati internazionali, a Jeju, in Corea del Sud, voto unanime del Comitato di governo dell’Unesco per l’unica candidatura italiana, riconoscendo che la creatività alimentare della comunità napoletana è unica al mondo.

Per l’Unesco, si legge nella decisione finale, “il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale.

Sui social anche la gioia del ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini: “L’arte dei pizzaiuoli napoletani è Patrimonio Immateriale dell’Umanità! Dall’Unesco riunita in Corea del Sud arriva ora la notizia. Un riconoscimento per Napoli e l’Italia intera mentre sta per iniziare il 2018 #annodelciboitaliano #PizzaUnesco”.

I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiuolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale”.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha premiato così il lungo lavoro del ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali che nel 2009 aveva iniziato a redigere il dossier di candidatura con il supporto delle associazioni dei pizzaiuoli e della Regione Campania, superando i pregiudizi di quanti vedevano in questa antica arte solo un fenomeno commerciale e non una delle più alte espressioni identitarie della cultura partenopea. Il dossier della candidatura e la delegazione sono stati coordinati dal professor Pier Luigi Petrillo.

Al termine dell’iscrizione della candidatura, l’ambasciatrice italiana all’Unesco, Vincenza Lomonaco, ha ringraziato tutti gli Stati che hanno votato a favore dell’Italia, sottolineando la centralità dell’Italia nel promuovere le tradizioni agroalimentare nel contesto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura. Subito dopo la proclamazione, in sala è scoppiato un lungo e fragoroso applauso che ha festeggiato il successo italiano a lungo atteso, e molti dei delegati presenti sono venuti ad abbracciare i rappresentanti italiani che nella lunga notte del negoziato finale hanno stretto in mano un cornetto napoletano porta fortuna, rosso come tradizione impone.

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Grande soddisfazione è stata espressa dal vicepresidente nazionale di Coldiretti Gennarino Masiello, in Corea insieme alla delegazione italiana. “Abbiamo realizzato un sogno – commenta Masiello – dopo un percorso durato tre anni. È una vittoria del made in Italy, della capacità degli italiani e dei napoletani di trasformare materie prime uniche al mondo in un prodotto divenuto universale. Era necessario riconoscere l’unicità di questo legame forte tra saperi e territorio. La pizza è stata inventata nei vicoli di Napoli nel 1889 da ingredienti semplici e da un’idea geniale. Si è diffusa poi in tutto il mondo con stravolgimenti spesso discutibili. Ma è proprio il saper fare degli artigiani pizzaiuoli che distingue un percorso culturale e storico.

E nella capacità di fare c’è anche la scelta di farina, pomodoro, mozzarella e altre eccellenze agroalimentari della nostra terra. Dietro ogni prodotto di eccellenza, quindi, c’è un agricoltore o un allevatore che lo realizzato con lo stesso amore e con la stessa passione di chi dovrà poi lavorarlo. Per questa ragione Coldiretti ha sostenuto con convinzione la petizione. Questa vittoria rappresenta anche il riscatto di una città e di una regione che per troppi anni ha subìto ingiusti marchi d’infamia”.

Intanto a Napoli è festa grande con tavoli in strada in via Chiaia dalle prime ore del giorno, i primi pizzaiuoli targati Unesco al lavoro, esibizioni acrobatiche e tanta gente per il ritorno della tradizione della pizza sospesa offerta a coloro che non possono permettersi di pagarla. I festeggiamenti nel centro storico vicino all’Antica Pizzeria Brandi, dove secondo tradizione è nata la pizza Margherita.

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