La iniziativa durerà un mese, anche grazie al sostegno delle associazioni antispreco e dei consumatori. Si stima che ogni anno in Gran Bretagna ben 110 chili di cibo per ogni abitante finiscano nella spazzatura; in Italia sono 2 i chili in meno. Anche se non tutto il cibo mandato al macero sarebbe da buttare.
Ad esempio, gli alimenti secchi e lo scatolame di fatto non hanno scadenza e se si considera che la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il” non vuol dire che il cibo non è più commestibile, la lista può certamente allungarsi. Secondo la Fao ogni anno vengono gettate 630 milioni di tonnellate di alimenti ancora buoni, una quantità sufficiente a sfamare intere popolazioni. 20 milioni di tonnellate nel nostro Paese.
Tutto ciò richiama alla mente una bella idea messa in campo, da alcuni mesi e su vari fronti, in particolare su quello dell’associazionismo, da un importante imprenditore campano del Food, Sergio Esposito, riassunta e declinata efficacemente in 4R: Recupero, Riciclo, Riduzione, Riutilizzo.
Un sorta di format attraverso il quale spiegare in maniera semplice, diretta e didascalica, come prendere coscienza degli sprechi di vario genere. Come, rivedendo gesti e abitudini del quotidiano, ciascuno può fornire un apporto significativo per arginare il fenomeno e migliorare lo status quo. Il tutto mediante la promozione di incontri qualificati e rivolti sopratutto alle nuove generazioni.
Immaginiamo quali risultati si potrebbero conseguire sin da subito se solo le comunità, piccole e grandi, si dessero e rispettassero elementari regole di buon senso, ancorché di civiltà. Ed è fra i giovani che si colgono attenzioni e sensibilità elevate, che viceversa troppo spesso vengono strumentalmente sottostimate.
Quando opportunamente pungolati, i ragazzi mostrano un interesse sincero verso temi simili, probabilmente perché hanno piena consapevolezza dei pericoli a cui il mondo per mano dell’uomo è sempre più esposto. Essi si rendono pronti a prestare non solo la loro attenzione, ma ad offrire un contributo concreto, se solo gliene venisse offerta concreta opportunità.
E’ l’evidente segno che desiderano, anzi vogliono, rivendicare pieno il diritto ad essere coinvolti nelle scelte che riguardano il proprio futuro.
Editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista
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