Quanto al giudizio di merito i pareri sono divisi: gli economisti più attenti all’approccio «macro» apprezzano il movimento generale al rialzo, dopo anni di guerra della Bce e dei singoli governi dell’Ue alla deflazione. Dall’altra parte delle barricata ci sono le famiglie italiane, che vedono i loro conti appesantirsi. Assumendo il loro punto di vista, l’Adusbef prevede +361 euro per consumi di beni vari e +591 euro per le tariffe 2018, tariffe che dipendono da scelte politiche o amministrative, da prendere in base a linee-guida già stabilite; concentrando l’attenzione su questi 591 euro, la prima responsabile dei rincari è l’energia, e non solo per la rimonta internazionale del petrolio: l’Adusbef punta il dito sulle «bollette della luce destinate ad aumentare per 22 milioni di famiglie su 29 milioni totali dal 1° gennaio, a causa di una riforma delle tariffe che penalizza gli utenti con minori consumi».
Elettricità e metano ci costeranno 68 euro in più e l’acqua 45 euro in più. L’associazione calcola poi rincari medi di 25 euro per le assicurazioni auto, +40 sui pedaggi autostradali, +97 sugli altri costi di trasporto, +49 la Tari, +156 euro le tariffe professionali e artigianali, +55 euro i ticket sanitari, +18 le tariffe postali e +38 euro i costi bancari.
Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, vede soprattutto nel prezzo del petrolio la spinta a un rialzo generale dei prezzi: «In giornata un attacco a un oleodotto ha colpito la Libia riducendone di 260 mila barili al giorno la capacità di export. Ma a parte incidenti del genere, come quello al gasdotto in Austria pochi giorni fa, è tutto il sistema dell’energia che è sotto pressione. Il mondo consuma sempre più petrolio, ogni anno +1,5 milioni di barili al giorno, l’Arabia Saudita appare molto determinata a tenere sotto controllo la produzione, e così l’eccesso di offerta che aveva colpito il mercato negli scorsi anni è stato riassorbito, nonostante il boom dello “shale oil” americano».
Il Wti americano ha rivisto i 60 dollari per barile e il Brent europeo i 67, ma secondo Tabarelli non finirà qui: «Prevediamo un 2018 di greggio in rialzo e una forte carenza di petrolio sul mercato entro un anno o due. Negli anni di vacche magre fra il 2014 e il 2016 gli investimenti in trivellazioni sono scesi del 60% e questo causerà una crisi dell’offerta. Oltretutto la finanza torna a investire su petrolio e materie prime, che hanno prezzi bassi rispetto alle medie storiche, mentre le Borse sono ai massimi. In questo momento la finanza globale può investire solo in Bitcoin o in petrolio, e questo amplierà la fluttuazione al rialzo sul prezzo del barile».