Il libro affronta la presenza degli artisti mitteleuropei nella cittadina costiera, a partire dal cosiddetto “periodo tedesco” della ceramica di Vietri sul Mare, anche in relazione alle avanguardie storiche del primo novecento ed allo sviluppo autonomo della corrente vietrese, ponendo l’accento sulla presenza di una folta quanto significativa componente olandese, fino ad oggi pressoché ignorata e rappresentata da personalità artistiche che a Vietri sul Mare si sono stabilite fino alla fine dei propri giorni, come Frans Brugman e Josephine Elizabeth Laming, o vi hanno lavorato “di passaggio”, come Sophia Van Der Does de Willebois e suo marito Adriaan van Stolk, Maurits Cornelis Escher, Lena Hagstotz, e Rudolf Bente. In particolare Frans Brugman, nonostante la vastità e qualità della propria attività artistica, e Josephine Elizabeth Laming sono rimasti all’interno di questo scenario “gli stranieri dimenticati”. Dalla ricerca di fonti, documenti e opere presso le famiglie Brugman, Pinto e Bente, e nelle botteghe e fabbriche dove Frans Brugman, Josephine Elizabeth Laming e Rudolf Bente hanno lavorato, sono emerse molte notizie interessanti sulla loro vita e attività artistica. La ricerca ha anche chiarito l’infuenza di Escher sull’olandese Sophia van der Does de Villebois (Sophie van Stolk), figura di spicco, con Günther Stüdemann e Luigi De Lerma nella fondazione e produzione ceramica della fabbrica di “Fontana Limite” vero nucleo originario del “periodo tedesco”. Lo studio approda in Grecia, a Rodi, dove la van Stolk si recò per lavorare con Luigi De Lerma alla fabbrica I.C.A:R.O. di cui nel libro si riportano notizie e documenti inediti. |