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Scuola e vacanze: Iannicelli punge sui social, i docenti si arrabbiano

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«Mentre tutti i cristiani normali (professionisti, dipendenti pubblici e privati) questa mattina hanno ripreso a lavorare come Dio comanda, i poveri maestri e le meschine professoresse son costrette a restare in vacanza fino al 7 Gennaio. E poi una settimana di vacanza a Pasqua ed almeno due mesi d’estate. UNA VITACCIA CHE “PIU’ MIGLIORE” NON SI “POTESSE” IMMAGINARE PER UN’UOMO NORMALE» .

E’ il post pubblicato dal giornalista salernitano Peppe Iannicelli volutamente condito da errori nella parte finale. Il post ha scatenato reazioni e polemiche.

Anche il sito Oggiscuola.it si è inserito nel dibattito con la lettera di una insegnante che replica a Iannicelli

Ecco la lettera su Oggiscuola.it Gentile signor Iannicelli, se lei pensa che grazie al suo post io venga qui a cospargermi il capo di cenere e a perorare la causa della famosa casta degli insegnanti che gode di privilegi ingiusti si sbaglia di grosso. Io non dirò nulla di tutto questo.

Qua stiamo sempre a giustificarci come se i nostri giorni di vacanza fossero una colpa. Stiamo pure a fare i conti della serva, a dimostrare, a rendere conto. Cui prodest? I nostri giorni di ferie sono uguali a quelli degli altri dipendenti. Solo che noi li dobbiamo prendere obbligatoriamente d’estate, quindi a febbraio la settimana bianca o il viaggio ai tropici non ce lo possiamo fare, ma tranquilli: con 1431 euro al mese manco ce lo possiamo permettere.

Allora sapete che c’è? C’è che mi sono stancata di giustificarmi. Io merito di stare due mesi lontano dalla scuola, merito le vacanze di Natale e di Pasqua, merito di stare due mesi a leggere, studiare, tradurre perché forse vi scordate che quello dell’insegnante è un lavoro intellettuale, che impegna la mente e il cervello ha bisogno di rigenerarsi.

E rigenerarsi non significa solo andare a Ibiza a sballarsi, anche perché non teniamo più l’età, significa curare la propria preparazione per offrire ai ragazzi una qualità sempre alta. E io lo posso fare d’estate, perché d’inverno correggo caterve di compiti, pure la domenica e nelle feste comandate, perché affronto ogni giorno studenti sempre più difficili, demotivati, affascinati più dalla cultura materiale che da quella dello spirito.

La mia, però, non è una missione, è un lavoro che richiede i suoi tempi, anche di riposo. E noi ci dobbiamo riposare. E ci vogliono i quindici giorni di Natale e i due mesi d’estate per riposarsi, sissignore. Ci vogliono tutti e ce li prendiamo tutti. Ecco perché quando inizia la solita tiritera populista io non mi giustifico: il merito non deve cercare scuse e giustificazioni, il merito si acquisisce con la fatica e se ne godono i frutti fino alla fine. E io me lo merito. Noi professori ce lo meritiamo. Tante belle cose.

Insegnante Annalisa

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