E, su tutto, spiega perché ha deciso di rendere pubblico quanto gli è capitato:
“Per evitare che accada di nuovo. Perché io sono un adulto, ma se al posto mio ci fosse stato un ragazzino, le conseguenze sarebbero potute essere peggiori. Perché è brutto sentirsi discriminato e considerato malato solo perché sei gay”.
In ospedale, Antonio, è stato operato due volte: la prima volta a settembre, per un ascesso, e poi a dicembre per una fistola perianale. “E’ durante la visita di controllo, a dicembre, che è successo tutto – racconta – Il dottore mi aveva detto che stavo guarendo che stava andando tutto bene.
Io gli parlato di un altro problema che avevo riscontrato, un lipoma sotto la natica destra, proprio nella zona dove sono stato operato. Ho fatto presente che il lipoma era collegato ai testicoli e lui a questo punto ha commentato ‘vabbè ma tanto a te che ti servono, se anche ne perdi uno non ti serve'”.
“Io sono rimasto attonito – aggiunge – ma sono andato oltre. Ha, poi, iniziato a parlare a telefono mentre compilava la mia impegnativa. Io gli ho accennato che avevo altre domande, personali, da porgli. Gli ho, quindi, chiesto quando avrei potuto riprendere ad avere rapporti sessuali. Lui ha detto che dovevano passare una quindicina di giorni, forse venti. Ad una mia seconda domanda per avere una risposta più precisa lui ha sbottato dicendo ‘io di queste patologie non ne capisco nulla’.
E ha strappato l’impegnativa”. Antonio prima è rimasto in silenzio poi ha precisato che lui “non aveva alcuna patologia”. “A questo punto il dottore ha iniziato ad urlare, dicendo che era una vergogna tutta questa confidenza, ed è andato via sbattendo la porta”, dice ancora Antonio.
“Psicologicamente è brutto essere trattati così, molto – conclude – Ecco perché appena uscito dall’ospedale ho pensato se al posto mio ci fosse stato un ragazzino. Che effetti avrebbe potuto avere quel trattamento su di lui? Da qui la mia decisione di denunciare tutto all’Arcigay, affinché nessuno possa essere più trattato così”.(fonte ANSA).