“Tuttavia – continua Vicinanza nella nota – resta la rabbia di chi, dopo le lacrime versate per la scomparsa di Beniamino Tafuri, continua a fare orecchie da mercante alle richieste di aumentare i livelli di sicurezza all’interno dello scalo. Dovevamo piangere un altro operaio per ottenere quello che stiamo chiedendo. Fare impresa in questo modo è davvero sbagliato”. Vicinanza, dunque, ribadisce che al Porto di Salerno mancano le più elementari misure di prevenzione atte ad assicurare la sicurezza dei lavoratori.
“Sappiamo che l’Autorità Portuale resta in prima linea per salvaguardare la salute delle maestranze, ma è innegabile che l’assenza dell’attività ispettiva da parte dell’Asl, figlia di una storica carenza organica del Dipartimento di prevenzione e sicurezza, si vedono e si notano. Eccezion fatta per i casi clamorosi, come la morte di Tafuri, il porto di Salerno resta un mondo a parte, con le proprie legge, in primis quella del silenzio. Rinnovo l’invito agli imprenditori portuali, Asl, Ispettorato del Lavoro e altre istituzioni di creare un dialogo con le organizzazioni sindacali. Non possiamo continuare con le dichiarazioni di facciata solo quando c’è da piangere la vita di un lavoratore”.