Dopo la pubblicazione della “short list”, delle dieci finaliste selezionate dal Mibact e che arrivano in finale superando le altre 21 candidate al bando dello scorso maggio. Sono Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano, Nuoro, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso le dieci città che si contenderanno il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2020.
E ora dovranno presentare il proprio progetto nel corso delle audizioni della Commissione presieduta da Stefano Baia Curioni. Il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2020 sarà invece assegnato, come di consueto, nell’ambito di una cerimonia pubblica nella sede del ministero, a Roma, in via del Collegio Romano 27, il prossimo 16 febbraio alle ore 11 alla presenza del ministro Dario Franceschini.
«Ci abbiamo provato, con la consapevolezza di aver dato il massimo. Auguri alle dieci città finaliste e continui a vincere il migliore. Un grazie di cuore a quanti ci hanno creduto e hanno partecipato» è il laconico commento apparso sulla pagina facebook di Ravello Capitale della Cultura.
Dispiace soprattutto per la grande mole di lavoro messa in campo per sostenere questa candidatura e che aveva trovato il sostegno di importanti partner come il quotidiano Il Mattino oltre che di intellettuali. Forte era stato il lavoro di diplomazia che aveva portato a importanti partnership come ad esempio con la Città di Salerno o con il campus universitario di Fisciano.
Ci ha provato Ravello. Ma non è detto che non possa riproporsi. Alla luce soprattutto del grande movimento creato in questi mesi supportato da Fondazione Ravello e dal Comune e che ha aveva avuto in Manuel Cargaleiro e nella sua straordinaria capacità artistica uno dei suoi più appassionati sostenitori. E non è un caso se proprio lui ha rimato il logo della candidatura. Un logo che passerà alla storia.