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Ventiduenne salernitano apre un ”Pubcorn” a Berlino ed è un successo

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Alessandro Coppola ha 22 anni, viene dal quartiere Mariconda di Salerno e dopo due anni di lavoro in un hotel di Berlino, facendo nottate e fine settimana, ha messo da parte abbastanza soldi per aprire un bar con un suo caro amico ungherese, Andras Kiss, 35 anni. La storia viene raccontata da Andrea D’Addio sul sito web Berlino Magazine Quel bar si chiama Pubcorn ed è composto da una decina di tavolini con sedie, poltrone e divani, un biliardino e un mega-schermo su cui puntualmente vengono trasmesse le partite della Serie A e della Bundesliga («Ma a richiesta anche Premier e Ligue 1!»). L’atmosfera è sempre molto rilassata, Pubcorn riflette al meglio l’animo amichevole e internazionale dei due giovani soci.

«L’idea di un locale ci è venuta un giorno in cui parlavamo scherzosamente di tutto ciò che unisce le nostre due culture sia da un punto di vista eno-gastronomico, come le similarità dei salami milanesi e ungheresi e tra la nostra grappa alla loro Pálinka, ai colori delle rispettive bandiere. Poiché il sogno di entrambi era di aprire prima o poi un locale dove organizzare eventi e passare del bel tempo con gente da tutto il mondo ecco che abbiamo deciso di non parlarne più, ma agire unendo le forze».

«Abbiamo aperto a settembre 2017. Abbiamo un mega-schermo in cui fare vedere film, partite di calcio e, quando c’è l’occasione, organizzare anche tornei di xBox. Organizziamo anche language party, serate karaoke e tornei di biliardino. Da Pubcorn cerchiamo di fare tutto ciò a cui noi per primi ci piacerebbe partecipare, cercando di tenere costante un tema chiave: il confronto tra culture. Siamo all’inizio – dice Alessandro – teniamo i prezzi molto bassi proprio per questo. Nel nostro piccolo cerchiamo anche di sostenere le piccole attività di Berlino: una delle nostre birre è la Berliner Berg California Wheat di un piccolissimo birrificio cittadino, del quartiere di Neukölln. Il popcorn invece è gratis, lo offriamo noi, da qui anche il nome del locale».

LA SUA STORIA. «A 18 anni ho finito il liceo linguistico Alfano Primo a Salerno. Da tempo mi guardavo intorno per capire cosa fare della mia vita. La situazione non è bella. Ho sempre avuto amici più grandi, sono quasi tutti disoccupati, anche quando laureati. La situazione è tale, parlo per esperienza personale, che vieni pagato 15 € per 12 ore in un bar del quartiere Torrione. Una mia amica ha lavorato per un anno in un hotel del centro senza contratto, sempre ricattata dal datore di lavoro di mandarla via. Niente ferie o contributi, ma licenziamento senza preavviso e promesse non mantenute. Ma che fai, te ne vai se non hai un’alternativa? Ero stato a Berlino durante un viaggio con la scuola, ospitato per un mese da una famiglia del posto. Ero rimasto in buoni rapporti. Quando ho deciso di trasferirmi in Germania gli ho chiesto ospitalità. Non volevo provare con l’università né pesare ulteriormente sulle tasche dei miei genitori, che ricchi non sono. Era il luglio del 2014. Il tedesco già lo parlavo avendolo imparato al liceo. Avevo 300 € in tasca. Mi sono bastati: dopo tre giorni a Berlino ho trovato lavoro in quella che un tempo era una startup e ora è un’azienda abbastanza conosciuta, Outfittery”.

“Ero al controllo qualità, dovevo constatare che pacchi rimandati indietro avevano effettivamente problemi. I datori di lavoro mi hanno aiutato su tutto: i documenti per lavorare in Germania, la registrazione all’anagrafe e l’assicurazione sanitaria. I primi giorni mi sono stati dati diversi permessi per arrivare più tardi e sistemare così la mia situazione burocratica. Lo stipendio era di 1100 € al mese. È stata un’ottima esperienza e un bell’ambiente, ma dopo sei mesi mi sono dimesso per andare a lavorare in un hotel del centro a 15 € l’ora”.

“Una bella differenza con il bar di Salerno…Ho lavorato lì per due anni, cercando di mettere i soldi da parte. A marzo 2017 mi sono licenziato e ho cominciato a progettare il locale con Andras. Abbiamo trovato il locale e comprato l’attrezzatura minima per partire. Non abbiamo l’aiuto dei nostri genitori, stiamo cercando con fatica di superare questo momento di avviamento con la speranza che la clientela a poco a poco si affezioni a noi. Ce la stiamo mettendo davvero tutta. È il nostro sogno. Gli affetti, gli amici e il mare mi mancano, certo, ma come posso riabituarmi ad un sistema come il nostro quando qui lavorare in un contesto regolare è la normalità e non l’eccezione?».

Fonte e foto tratti dal sito Berlino Magazine

Ci scusiamo con Berlino Magazine e con l’autore dell’articolo, Andrea D’Addio per la mancata indicazione della fonte dell’articolo

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