Durante i primi interrogatori (i fatti risalgono al marzo 2015), Cheyenne ha confermato di aver avuto una discussione con l’amica, ma alla polizia ha negato di averla strangolata. Ha inoltre tentato di depistare le indagini chiedendo via Facebook a Brittney dove fosse alcune ore dopo la morte e raccontando agli agenti di essere tornata a casa con un uomo sconosciuto quella notte, cosa peraltro sconfessata da un amico.
Inizialmente Cheyenne era stata accusata per omicidio di secondo grado, ma grazie alle indagini e alla minuziosa ricostruzione dei movimenti delle due ragazze da parte della polizia, la giovane è stata incriminata di omicidio colposo e condannata a sette anni di carcere. “Non mi perdonerò mai, nulla che io dica o faccia potrà riportarla indietro” ha alla fine confessato Cheyenne tramite una dichiarazione rilasciata dal suo avvocato Lisa Watson. “Sono molto dispiaciuta… Non sarebbe mai dovuto succedere” – ha concluso.