Il termine deriva dal latino pro-pagare, ovvero piantare, consolidare nel senso di un legame, essenzialmente pattizio, unito a uno sguardo che, potremmo dire, è proiettato avanti o lontano nel tempo. In parole più semplici, la diffusione di un elemento o anche voce che diventi un’eco e riempia e occupi per il tempo a venire lo spazio, in specie di governo, necessario.
E invece, stando alle “voci” dei movimenti e partiti, così come purtroppo rilanciate e propagate dai media (plurale, dal latinomedium, ovvero: mezzo o strumento), in questi giorni è diventata diffusissima quanto meno la sensazione, opposta, che il voto del 4 marzo p.v. non produca una maggioranza politica capace di governare stabilmente.
La ridda di voci che si susseguono – a ogni spazio d’informazione, ma sarebbe più corretto dire di pseudo-informazione “stile Agcom” – sembra dimostri in fine e al fine solo una maldicenza – non osiamo pensare a tanta siffatta ignoranza – piuttosto che un’incapacità.
Salva, l’ipotesi di mala fede; sia dei mittenti che dei destinatari di ogni singola proposta. E per tutte, valga la proposta della legge Fornero, peraltro votata in Parlamento pressoché da tutti (https://www.leggioggi.it/2015 /05/12/riforma-fornero-i-nomi- tutti-coloro-votarono/), e comunque, ribadiamolo con chiarezza e a nostro giudizio, correttamente.
Nel senso che, per esigenze necessarie di bilancio del settore, la scelta si mostrò allora necessaria e nell’attualità, è opportuno ribadirlo, altrettanto ancora irreversibile. Salvo che, viceversa, si opti per ciò che, in termini tecnici, oggi si chiama default del sistema, e in specie del settore pensionistico.
La questione attiene a quella più generale del crescente e grave debito pubblico del nostro paese, che continua a pesare su scelte politiche, che continuano realmente a favorire e promuovere una comunità di anziani finanche a scapito di un nuova comunitàgiovanile. Scelte, che continuano a contrapporre i “vecchi” ai “giovani”, secondo il tradizionale metodo del divide et impera, e ignorano perfino il meccanismo evolutivo, e quindi naturale, del ricambio generazionale. Fintanto che il sistema non cada indefault, e cioè, in italiano, diventi, come in parte già è: insolvente. O, altrimenti a dirsi: incapace.
Tre mesi fa circa, dopo venticinque anni di governi della seconda Repubblica, in un brevissimo lasso di tempo, poco più di due mesi, ma con 5 voti di fiducia, è stata approvata in via definitiva dal Parlamento la nuova legge elettorale, nota come rosatellum(bis), nient’altro che un nuovo “mezzo” (medium) di governo politico. In definitiva, un nuovo strumento ancora prodromico d’instabilità e quindi ancora capace d’implementare la già reale e diffusa incapacità del sistema attuale, e quindi ancora incapace di risolvere i problemi. E, purtuttavia, si dice ora, nient’altro che un “mezzo”.
Ma, tanto premesso, chi sarebbero stati e sarebbero, quindi, gli “incapaci”? E soprattutto, perché continuare a illudersi che il medium della politica ancora serva più del medium della tecnica? Mirando la Tecnica, non è più così. Da più tempo.
Angelo Giubileo