Sempre a Udine, un altro paziente è ricoverato in gravi condizioni in terapia intensiva per una forma particolarmente aggressiva di influenza ed i medici gli hanno praticato la circolazione extracorporea. Complessivamente, sono 13 le persone ricoverate a Udine a causa di forme influenzali molto aggressive: la maggior parte ha meno di 65 anni e tra loro ci sono anche due donne in gravidanza.
Nessuno di tali pazienti era stato vaccinato. E l’influenza ha messo in difficoltà anche gli approvvigionamenti di sangue in diverse regioni, con punte di oltre 1300 sacche mancanti che hanno portato a rinviare gli interventi non urgenti in molti ospedali. Il contagio ha infatti impedito a molti di donare il sangue.
Per questo, il Centro Nazionale Sangue-Istituto superiore di Sanità (Iss) ha lanciato al Coordinamento delle Associazioni nazionali dei donatori di sangue (Civis) la proposta di estendere l’offerta del vaccino anche a chi dona. L’ipotesi convince il presidente dell’Iss, Walter Ricciardi: “I dati raccolti quest’anno parlano di una diffusione dell’influenza superiore a quanto atteso – sottolinea -.
L’ipotesi da una parte permetterebbe di aumentare le coperture vaccinali e la consapevolezza dei cittadini sul tema della prevenzione e dall’altra metterebbe in sicurezza una risorsa come il sangue che fa parte dei Livelli Essenziali di Assistenza e che è impossibile erogare senza l’apporto fondamentale dei donatori”.
Proprio considerato l’andamento dell’epidemia, inoltre, in Abruzzo la campagna antinfluenzale, la cui conclusione era in programma per il 15 gennaio, proseguirà fino al 15 febbraio per decisione del Dipartimento per la Salute e il Welfare della Regione.
Intanto, il contagio continua la sua corsa, colpendo in una sola settimana 832mila persone. A spiegare il motivo di questa alta diffusione di contagi è innanzitutto il fatto che le coperture vaccinali, rilevano gli esperti, sono state scarse negli anziani e nei sanitari.
Ma un ruolo ha avuto anche la tipologia di vaccino utilizzato: il 60% dei vaccini somministrati era trivalente e copriva solo tre ceppi (A-H1N1, A-H3N2 e un solo tipo di virus B) mentre il vaccino quadrivalente, che fornisce una copertura anche contro il virus Yamagata di tipo B, è stato somministrato solo nel 40% dei casi.
Il fatto, spiega il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Iss Gianni Rezza, “è che non c’era da parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità un’indicazione stretta per l’utilizzo del quadrivalente, poichè non si prevedeva questa ampia circolazione del virus Yamagata. Per questo – conclude l’esperto – varie regioni possono aver scelto il vaccino trivalente anche per il suo minor costo”.
Fonte ANSA (di Manuela Correra)
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