C’era scritto “Chi mi ospita oltre confine per i fasti del quarantennale?”.
La bacheca sulla quale campeggiava non è di uno dei tanti internauti, bensì quella di Barbara Balzerani.
Fra 2 mesi ricorrerà l’anniversario della strage di via Fani e del rapimento di Aldo Moro ed è a questa dolorosa circostanza che la donna si riferiva. Dunque, un umorismo fuori luogo.
L’ex brigatista, che non si è mai pentita né dissociata, oggi è una cittadina libera e fa la scrittrice. Quel giorno era lì, faceva parte del commando. Anziché provare a scusarsi o tacere, ironizza. Poi, in uno dei commenti successivi al post precisa che il suo scritto è rivolto soprattutto ai racconti, alle ricostruzioni, alle riletture postume operate dalle due commissioni parlamentari di inchiesta, dalla politica e dai media.
In rete ci sono persino persone che le manifestano una qualche simpatia per lo spirito, ovviamente c’è chi invece si indigna e la condanna con fermezza. In primis i familiari delle vittime trucidate quel 16 marzo del 1978. C’è pure chi in quegli anni militava con lei nelle BR e che oggi prova pentimento.
Raimondo Etro, l’ex terrorista rosso (colui che custodì le armi utilizzate dal commando che rapì lo statista) replica duramente alla ex sodale, esprime pena per lei e vergogna per se stesso e per i trascorsi nelle Brigate Rosse che bolla come “setta e feccia”. Colpevoli tra l’atro di aver dichiarato guerra a quello stesso Stato che oggi consente alla Balzerani di parlare liberamente. E conclude con un lapidario: “Ci rivedremo all’Inferno”.
La vicenda Moro ha rappresentato lo spartiacque della storia democratica della nostra nazione. Quegli anni, oltre a segnare una lunga ed ingiustificata scia di sangue e a provocare dolore in tante famiglie, insinuarono sconforto e incertezza in tutto Paese.
Gli italiani però seppero reagire, riuscirono a compattarsi ed a sconfiggere il terrorismo, chi ne ordì le trame e coloro che ne furono il braccio armato. Forse non ci sarà mai sentenza o commissione che possa stabilire, in modo assoluto, la verità storica, anche per i troppi depistaggi e reticenze in cui si è inciampati nel corso dei 4 decenni.
Vorrei poter sperare che prima o poi sia riconosciuto da tutti, con il valore dovuto, l’insegnamento che ne è derivato e che ci è stato rassegnato. Cittadini e partiti, pur fra i legittimi distinguo, riscoprano la rilevanza di una comune identità e quanto sia importante assolvere al proprio servizio, fuori e dentro le Istituzioni, forti anzitutto di una imprescindibile etica della responsabilità.
Editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista.