Il seggio lasciato vacante da Claudio Abbado è occupato da una donna, e che donna.
87 anni di cui la maggioranza trascorsa a testimoniare da viva quanto moltissimi non possono testimoniare. La sua storia è esemplare nel bene e nel male. Strappata agli studi dalle Leggi razziali, internata nel campo di concentramento, sopravvive alle angherie che non sono risparmiate ad una moltitudine di ebrei italiani, tutti come lei sudditi del Regno. Non una presenza estranea ma una parte integrante della società civile, con incarichi di rilievo e la rispettabilità sociale.
Nessuno prima delle Leggi avrebbe chiesto loro l’etnia né la religione. Molti dopo le Leggi scoprirono che questi italiani erano diversi dagli altri: nel caso della Segre bastava il cognome ad individuarli come tali e perciò meritevoli di un trattamento particolare.
Dall’espulsione dalla scuola e dalle professioni fino all’internamento nel Ghetto (il paradosso vuole che quello di Roma sia ora oggetto di pellegrinaggio gastronomico in cerca della vera cucina giudaico – romana) ed alla deportazione in Germania per mano dell’accolita fra i residui del fascismo e gli agenti del nazismo. L’orrore fu massimo, la guerra era ormai persa, era una vendetta tardiva, la soluzione finale andava eseguita quale che fossero le vicende belliche.
La giornata della memoria di quest’anno è idealmente dedicata alla Senatrice Segre, che sarà chiamata ad esporre ad una scolaresca la sua gioia di vivere laddove molti persero con la vita la fede nell’essere superiore. Risuonano nella nostra mente le parole di Primo Levi che, schiacciato dal peso della memoria, decise di farsi da parte anzitempo e per mano propria.
Con la nomina il Capo dello Stato risponde indirettamente alla polemica che scaturì dalla decisione di riammettere in Italia le salme dell’ultimo Re Savoia, e proprio in coincidenza con gli ottanta anni della promulgazione delle Leggi Razziali a sua firma. La risposta è intrisa di umana pietà nei confronti di una Casa Reale che poco o nulla ha da dire agli italiani e di orgoglio per l’esempio di Segre. La sua, alla scolaresca, sarà una lectio magistralis.
Il 2018 è l’anno di un’altra ricorrenza: la fondazione dello Stato d’Israele. Nel 1948 David Ben Gurion da Tel Aviv annunciò la creazione dello Stato sulla base di una risoluzione ONU che fu subito oggetto di riserve delle delegazioni arabe. Le riserve non si fermarono al livello diplomatico, continuarono sul terreno col tentativo delle armate arabe di ricacciare in mare gli ebrei penetrati in Palestina. Dopo una serie di guerre gli israeliani stanno ancora là.
Cosimo Risi