Il militare ha fatto una lunga deposizione nel corso del processo che vede imputati Luigi Savino e Luigi Bollino, detto “o’ studente”, ex latitante e trafficante internazionale di droga catturato a Nowy Targ, in Polonia, dove faceva il pizzaiolo in un locale gestito da italiani. Il carabiniere ha focalizzato la sua attenzione su alcune conversazioni tra l’ex latitante e Vincenzo Gallo, cugino di Pasquale “‘o bellillo”, quest’ultimo ritenuto il padrino fondatore del clan, e finite agli atti del processo. E da alcune telefonate tra i due – finite agli atti del processo – sarebbe venuto fuori il ruolo di “un maresciallo che avrebbe fornito informazioni sulle indagini ai rappresentanti della cosca”. Ma non è l’unico retroscena raccontato durante il processo. Il carabiniere ha anche ricostruito nei dettagli il contesto criminale a Torre Annunziata dal 2006 al 2008 (il periodo d’indagine). Anni terribili in cui si “uccidevano anche due persone al giorno”.
Bollino era un uomo di rango del clan. Vincenzo Gallo avrebbe affittato un appartamento a Maiori. “Il contratto era intestato a un suo prestanome. E volevano trasformare quella struttura nel covo del clan”. Non a caso, proprio a Maiori, i carabinieri negli anni scorsi avevano intercettato numerose conversazioni tra soggetti considerati vicini alla cosca. E quell’immobile – secondo la tesi della Dda – fungeva anche da nascondiglio per boss e affiliati per sfuggire alle ricerche delle forze dell’ordine. A conferma del ruolo di Bollino nell’organizzazione anche una cena, proprio a Maiori, Vincenzo Gallo. Il carabiniere nel corso della sua deposizione ha fatto anche riferimento ad alcune perquisizioni eseguite a casa di Bollino negli anni della guerra di camorra. Operazioni che portano al sequestro di un giubbotto antiproiettile.
Fonte Il Vescovado
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