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Associazione ‘Io Salerno’: “Il Porto – gioia e dolore?”

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(segue da Mercoledì 24/01/2018) L’alternativa alla permanenza dello scalo nella attuale posizione, è quella della sua delocalizzazione. “Tertium non datur”, direbbe qualcuno.

Con essa, si otterrebbero due risultati indubbiamente positivi: 1) il territorio avrebbe a disposizione una struttura moderna e funzionale, fonte di lavoro sicuro per migliaia di giovani; 2) la nostra comunità ri-acquisirebbe la disponibilità di un angolo incantevole di costa e potrebbe recuperare più soddisfacenti indicatori di salubrità per l’aria e per l’ acqua del mare, migliorare la mobilità urbana, tutelare l’identità del territorio.

Ma, si può realizzare?

Prima di approfondire, è necessaria una riflessione.

Noi non sappiamo dire cosa sia, oggi, la Provincia.

L’Istituzione, salvata dall’esito del referendum sulle modifiche costituzionali, è entrata in un limbo fumoso dopo essere stata svuotata di compiti e di risorse da una riforma, rimasta a metà, che ne ha messo in discussione utilità e compiti. Oltre che poteri.

Ma non è questo il punto.

Il punto è che avremmo piacere di sapere se i provvedimenti assunti in passato possano considerarsi tuttora validi ed efficaci e, ancora, se ci sia una struttura delegata alla loro gestione.

Ci riferiamo, nello specifico, alla delibera n. 15 del 30/03/2012 con la quale venne definitivamente approvato il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) concernente gli indirizzi per le infrastrutturazioni sovra-comunali da realizzare nei territori di riferimento.

In quel documento, prima sottoposto alle preliminari osservazioni degli amministratori locali e, poi, votato da tutti, si prevedeva la de-localizzazione del nostro Porto Commerciale in un’area compresa tra i Comuni di Battipaglia e di Eboli con il relativo collegamento ad infrastrutture della logistica da realizzare nella vasta area del Sele. Contestualmente, si dichiarava la totale vocazione turistica dell’attuale scalo.

In dettaglio: “Nuovo Porto Commerciale. L’intervento che si propone per adeguare la dotazione di infrastrutture portuali è la costruzione di un nuovo porto a Sud di Salerno, in grado di movimentare circa 2,5 milioni di teu all’anno e che possa accogliere anche traffici ro-ro, delle autostrade del mare e di merci varie. …(omesso). Il collegamento con l’entroterra sarà garantito da nuove infrastrutture stradali e ferroviarie. In prossimità del nuovo porto dovrà essere realizzata un “district park” (con superficie pari a circa 4.000.000 mq), che rappresenta una considerevole opportunità di sviluppo economico ed occupazionale per il territorio”.

Ancora (art. 48 Norme Attuazione): “Il PTCP prevede la delocalizzazione delle funzioni commerciali del porto di Salerno, onde determinarne la conversione a funzioni turistiche, …(omesso). Tale scelta strategica è oggetto di uno specifico Piano di Settore Provinciale (denominato PSP dei campi territoriali complessi – Costa Salernitana) da sviluppare di concerto con la Regione Campania e con tutti gli attori territoriali coinvolti, al fine di precisarne in dettaglio dimensionamenti, localizzazioni e tracciati. …(omesso)”.

In verità, già prima della approvazione del PTCP era stata avanzata da più parti l’idea di un nuovo scalo, un “porto-isola”, da realizzare al largo della costa.

Nel Dicembre 2006, il Comitato Tecnico Scientifico incaricato di predisporre il “Piano Strategico della Città di Salerno e l’Area Vasta” proponeva, nella direttrice strategica 2, (omesso)…“un nuovo grande porto-isola, destinato ad intercettare i nuovi flussi di traffico che percorrono le rotte del Mediterraneo, lungo la costa del Comune di Eboli”.

Nel documento si prevedeva, collateralmente, “la riconversione del vecchio porto commerciale in altre dimensioni operative” e si auspicava “una politica per i nuovi approdi turistici e la sistemazione dell’intera linea di costa tra il Comune di Vietri e quello di Eboli…(omesso)”.

Ancor prima, nel mese di Luglio di quell’anno. l’argomento era stato trattato, con le medesime previsioni, in un importante confronto pubblico presso l’Autorità Portuale nel corso del 5° incontro annuale “Sea Sun” (oggi Festa del Mare).

Nell’anno 2009, poi, un lavoro di ricerca della Facoltà di Architettura della “Federico II” (*) elaborava una puntuale Valutazione Ambientale Strategica (VAS) premettendo che la coerenza dell’opera con gli strumenti urbanistici vigenti era “(omesso)…verificata dal fatto che il Piano Urbanistico Comunale di Salerno prevede la riconversione del porto ad una destinazione d’uso turistica e che il nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Salerno, in fase di approvazione, ne prevede la realizzazione fra le opere invarianti previste dal piano…(omesso)”. Lo studio individuava la migliore posizione nello specchio di mare antistante il litorale di Eboli in forza anche del progetto predisposto da quel Comune per la realizzazione di una piattaforma logistica avanzata (distripark), con opportuni collegamenti ferroviari, nell’area afferente la stazione di San Nicola Varco.

L’ipotesi progettuale considerava la costruzione di un “porto-isola …costituito da un’unica, grande banchina, di forma rettangolare, delle dimensioni di circa 2 Km x 1 km, collocata nella fascia compresa tra le batimetriche -20m e -15m s.l.m., a circa 2 km di distanza dalla costa e collegata con l’entroterra mediante viadotto stradale e ferroviario”.

Secondo le risultanze dello studio, in tale posizione il porto avrebbe evitato ogni tipo di impatto ambientale, avrebbe potuto utilizzare un fondale naturale idoneo alle navi di enormi dimensioni, avrebbe consentito le operazioni contemporanee di carico e scarico di 8 navi e avrebbe, infine, impiegato una forza lavoro doppia rispetto a quella utilizzata all’interno dell’attuale scalo commerciale.

Tutti d’accordo. Allora, lo possiamo fare?

In verità, pur dopo tali atti e documenti, le Competenti Autorità hanno deciso nuovi interventi sull’attuale struttura portuale con l’obiettivo di potenziarne le attività grazie all’ampliamento delle superfici dei moli e alla realizzazione di un nuovo collegamento stradale (le “gallerie del Cernicchiara” – cfr. commento di Mercoledì scorso).

E’ stata abbandonata, quindi, ogni ipotesi di delocalizzazione? Chissà. Chi vivrà, vedrà.

Realisticamente, noi riteniamo che il problema non sia quello della fattibilità tecnica di un progetto ambizioso e affascinante, ma della opportunità di un investimento “gigantesco” sia dal punto di vista economico che di impatto sul territorio.

Con riferimento al primo aspetto, premesso che, già a quel tempo, qualcuno riteneva necessario un impegno prossimo ai 12miliardi di Euro (quasi una mezza manovra di Bilancio statale!), viene da chiedersi se possa essere valutato con favore un progetto così costoso tenuto conto che: 1) a Nord, a 50 Km di distanza, esiste un altro porto, quello di Napoli, che sviluppa volumi oggi inadeguati ma che, con i lavori avviati, assumerà a pieno titolo la qualifica di porto “gateway” per l’ingresso verso l’Europa; 2) a Sud, il Governo ha qualificato lo scalo di Gioia Tauro come approdo strategico ai fini del corridoio n. 5 della TEN-T e ha assegnato ingentissimi fondi per investimenti infrastrutturali (terminal intermodale e strade su 700Ha di aree a disposizione).

Sotto il secondo punto di vista, non può sottacersi l’impatto negativo dell’opera sul prospettato sviluppo turistico della costa sud, oggi territorio indegno per un paese civile a causa del profondo degrado ambientale e del “pullulare” di prostitute.

E’ indubbio che l’argomento sia di estrema complessità. E, certo, non tocca a noi dire.

Però, nella veste di appartenenti alla comunità, ci tocca sottolineare, e lo stiamo facendo, la inaccettabile “assenza“ di un dibattito pubblico nonostante la rilevanza dei problemi quotidiani indotti dalle attività dello scalo, destinati prospetticamente a crescere a misura dell’ulteriore sviluppo dei traffici.

Sul porto commerciale è necessario riflettere, avendo ben presente che ogni finale decisione deve essere innanzitutto rispettosa del territorio e dell’ambiente, beni primari di cui siamo depositari nell’interesse delle future generazioni.

Facciamo sviluppare questa comunità con amore e nell’amore.

Associazione Io Salerno – Officina di Pensiero

(a Mercoledì prossimo)

 

(*): “la Valutazione Ambientale Strategica delle aree portuali” – Un’applicazione alla proposta di porto isola a sud di Salerno

(Fusco Girard – Scerbo) Unina Novembre 2009.

 

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