Eppure, di fronte alle difficoltà più volte questa squadra ha dimostrato in questa stagione di saper reagire. Per la verità questa caratteristica apparteneva più a Bollini che a Colantuono il quale, al cospetto del suo maestro Zeman, a sua volta vorrebbe iniziare a dimostrare qualcosa di più del “Il ragazzo ha le qualità ma non le esprime…” che ha contraddistinto l’avvio della sua avventura a Salerno. La società ha deciso di cambiare un allenatore che pure aveva centrato nel corso del girone d’andata 12 risultati utili di fila, per affidarsi ad un tecnico più navigato.
Finora, l’avvicendamento non ha prodotto i frutti sperati. Nè tantomeno la presenza in panchina di un uomo “di polso” ha comportato l’ingaggio massiccio di rinforzi, che pure era auspicabile per vivere una seconda metà di stagione con le marce alte. Questo campionato sembra l’ennesimo all’insegna del “Vorrei ma non posso…” e questo atteggiamento mentale sembra essersi impossessato anche dei calciatori, capaci in avvio di stagione di compiere rimonte ed imprese a fronte dei troppi errori commessi e di approcci alle partite inguardabili.
Ad oggi, con Colantuono in panchina, di imprese non ce ne sono state (non ce ne voglia il tecnico laziale, ma la vittoria sul campo dell’Entella non rimarrà negli annali della storia del calcio) e, al contempo, gli strafalcioni difensivi si susseguono e spesso e volentieri la squadra granata come al solito passa in svantaggio. Il match di sabato all’Adriatico, dopo aver perso lo scontro diretto col Carpi che poteva già riaprire i giochi per i play off, sembra assumere una valenza notevole.
Si sa, “gli esami non finiscono mai…”, per tutti (proprietà, dirigenti, tecnici e giocatori) ma certi treni passano una sola volta e, per evitare di rimanere a piedi definitivamente, bisogna cercare di non lasciarseli scappare. In caso contrario il compito della Salernitana si riempirebbe di errori “blu” e, al limite, si potrebbe sperare in una sufficienza “generosa”, che di certo non potrebbe entusiasmare la piazza.