I tre imputati si erano resi responsabili di atti di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una loro “amica” e compaesana. Con la scusa di andare a bere qualcosa ad Acciaroli avevano fatto salire sul sedile posteriore di una Polo a tre sportelli la vittima e, deviando in una stradina di campagna, si fermarono e iniziarono a palpeggiare nelle parti intime la ragazza, che ha resistito con tutte le sue forze, fino a gridare e piangere per la disperazione. Ripresasi dallo choc la ragazza, nei giorni successivi, denunciò i tre ragazzi.
Questi si difesero a loro volta accusando la vittima di essere una “pazza” esibizionista che perseguiva lo scopo di vendicarsi di uno dei tre, con il quale aveva avuto una relazione sentimentale. Ovviamente il dibattimento di primo grado ha chiarito, anche con una perizia psichica, l’assoluta integrità fisica e psichica della ragazza, che tra l’altro svolge un lavoro di altissima responsabilità, che difficilmente potrebbe essere assegnato ad una persona labile psicologicamente.
«È stata fatta giustizia – spiega il legale difensore, Antonio Mondelli – nei confronti di questa ragazza che ha avuto un paese contro solo per avere avuto il coraggio di denunciare. L’avevano trasformata da vittima a carnefice, facendola passare addirittura per una squilibrata».
La donna si è costituita parte civile in giudizio, assistita dall’avvocato Antonio Mondelli , e dall’avvocato Giovanni Falci per l’associazione “Mai più Lucrezia”. «Il paese ed in particolare anche le donne, si sono schierate con i violentatori e non con la vittima – dice l’avvocato Falci a La Cità oggi in edicola – quasi a voler condannare il comportamento di una donna che si “permette” di reagire e non assecondare la prepotenza degli uomini ».