L’aereo, un Antonov An, in attività da poco più di sette anni e mezzo, è scomparso dai radar appena dieci minuti dopo il decollo dall’aeroporto Domodedovo della capitale. Era diretto a Orsk, nella regione di Orenburg, al confine con il Kazakhstan. Almeno 60 passeggeri a bordo erano originari della regione. Frammenti del velivolo sono stati rivenuti presso Ramenskoje, 40 chilometri dall’aeroporto mentre alcuni testimoni raccontano di aver visto il velivolo in fiamme prima dello schianto.
Bimotore fabbricato dal costruttore ucraino Antonov, l’an-148 ha volato per la prima volta nel 2004 sempre in rotte di corto raggio trasportando al massimo 80 persone su una distanza di circa 3600 chilometri. Dal suo debutto nei cieli, l’Antonov an-148 ha registrato almeno cinque guasti, alcuni dei quali relativi al carrello di atterraggio, all’impianto elettrico e al sistema di guida.
Anche per la compagnia russa in passato erano già stati segnalati problemi. Nel 2015 la Saratov Airlines era stata bandita dai voli internazionali dopo che, durante un’ispezione a sorpresa, fu trovata una persona estranea all’equipaggio nella cabina di pilotaggio. La compagnia fece ricorso e cambiò la sua politica prima di ricominciare a volare su tratte internazionali nel 2016. Oggi la Saratov Airlines effettua voli nazionali tra le città russe, ma serve anche destinazioni in Armenia e Georgia.
Il disastro dell’Antonov è solo l’ultimo di una serie di incidenti aerei che, in Russia, hanno provocato oltre 200 morti dal 2010. A marzo di 2 anni fa, in particolare, un Boeing 737-800 della compagnia si schiantò nella fase di atterraggio a Rostov: persero la vita 62 persone. Nel novembre 2013, furono 50 le vittime a bordo di Boeing 737-500 che si incendiò durante l’atterraggio a Kazan.