Ai poliziotti ha spiegato di essersi allontanata volontariamente perché stanca del rapporto con il marito. “Volevo prendermi una pausa di riflessione”, ha detto.
La sua scomparsa aveva tenuto impegnati per giorni gli inquirenti delle procure di Napoli e di Arezzo e gli investigatori delle squadre mobili delle due città. Che avevano ipotizzato – nell’ambito di inchieste aperte contro ignoti – un sequestro di persona senza escludere l’epilogo più funesto, ovvero la pista di un omicidio con occultamento di cadavere.
E’ stata la proprietaria di un bed and braekfast di corso Umberto a Napoli (anche questo non lontano dalla stazione, segno che la presunta scomparsa era rimasta sempre in zona) alla quale Susy aveva chiesto la disponibilità di una camera dove trascorrere la notte, a convincerla a presentarsi alla polizia.
La proprietaria l’aveva infatti riconosciuta come la donna di Arezzo della cui storia si stavano occupando giornali e trasmissioni televisive. Subito dopo i primi accertamenti, svolti da Luigi Rinella e Francesca Fava, dirigenti rispettivamente della squadra mobile e del commissariato Vicaria, Susy Pace è stata accompagnata negli uffici della procura, al Centro Direzionale, che aveva avviato una indagine – coordinata dal procuratore Giovanni Melillo, dall’aggiunto Giuseppe Lucantonio e dal pm Fabio De Cristofaro.
Madre di due figli di 19 e 17 anni, appassionata di social network, si era incontrata con un napoletano di 45 anni contattato in chat. Il 45enne, un marittimo, single, aveva riferito agli inquirenti di essersi lasciato con la Paci, arrivata a Napoli in treno il 23 gennaio scorso, dopo aver passato con lei la notte in un albergo, già il 24 mattina. E da allora non l’aveva più vista né sentita.
All’uomo, su disposizione della procura di Napoli, era stato sequestrato il telefonino nel tentativo di individuare elementi utili alle indagini. Una inchiesta che si annunciava complicata: gli inquirenti avevano deciso di esaminare i video delle telecamere di videosorveglianza nella zona della Ferrovia e le celle agganciate dal telefonino della donna, per cercare di scoprirne gli spostamenti. Un notevole impegno investigativo concluso alle sette della sera, quando Susi ha varcato il portone del commissariato.