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Ass. Io Salerno: ‘Diamo un’anima al Masuccio’

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“Il “Masuccio” è sbagliato”, ci diceva l’amico Pierino mentre, con la testa tra le mani in segno di sconforto, guardava la sua barchetta semiaffondata all’interno dell’approdo.

Era un giorno di giugno di uno dei primi anni ‘90. Non ricordiamo quale. Un fortunale improvviso aveva colpito la Città e aveva arrecato gravi danni a molte imbarcazioni già calate in mare per la stagione estiva.

Era distrutto. Piangeva. Ci diceva: “Vedi, il braccio del molo a mare va verso ”fuori” e l’entrata è troppo larga, così le onde penetrano veloci sotto la spinta del libeccio e dei mulinelli causati dalla vicina barriera”. Lui ne capiva. Era cresciuto al porticciolo di Pastena, tra vecchi pescatori e gabbiani curiosi. Era un vero “lupacchiotto di mare”.

E aveva ragione. Perché oggi, pur dopo molti anni, l’Autorità Portuale ha finalmente messo in programma opere di riqualificazione dell’approdo con la finalità di migliorarne il livello di sicurezza proprio con riferimento ai danni causati dalle ricorrenti libecciate.

I lavori prevedono la costruzione di una spina di 45mt per il restringimento della bocca e la realizzazione di un sistema di banchine “assorbenti” in grado di smorzare, all’interno, l’impeto delle onde.

Non sarà eseguito, invece, il pur necessario intervento di allungamento del molo di sopraflutto, verso Santa Teresa, da completare con una testata idonea a contrastare le onde incidenti.

Non ci sono risorse sufficienti.

E, allora, ci viene spontaneo chiedere: ma, perché in questa Città si continua a “mettere le pezze” all’esistente invece di affrontarne i problemi, fino in fondo, attraverso programmi degni della sua ambizione europea?

Il “diportismo amatoriale”, dopo la crisi generata dal decreto Monti, sta recuperando vigore e può proporsi come componente qualificante di una forte offerta turistica.

Gli approdi della nostra Città, escludendo il Marina di Arechi per improponibile confronto qualitativo, offrono circa 2.200 posti barca, del tutto insufficienti in relazione alla domanda, variamente distribuiti tra una quantità di ormeggi, ora ristretti tra scalo commerciale e turistico, ora improbabilmente costituiti da strutture metalliche posizionate al di sotto del lungomare, che non sembrano assicurare, a nostro parere, la qualità e i livelli di sicurezza richiesti per strutture della specie.

In tale situazione, noi pensiamo che la riqualificazione del Masuccio possa essere l’occasione per mettere in campo un progetto di maggiore respiro in grado di utilizzare al meglio la più valida risorsa economica a disposizione nel nostro territorio: il mare.

Noi pensiamo che l’approdo non sia solo un porticciolo, ma sia una testimonianza. Perché per la sua posizione, al “centro del centro”, e per la sua funzione di punto di attracco per la Costiera, costituisce la prima immagine – ovvero l’ultima – che la Città offre di sé al visitatore in transito – in arrivo o in partenza – per prendere un traghetto o un treno.

In tale veste, esso è misura della qualità della vita della nostra comunità, del livello di civiltà in termini di servizi, di accoglienza, di attenzione per l’ambiente.

Ma ciò non vale solo per il Masuccio. Vale per tutta la vasta area compresa tra l’approdo e la Stazione Ferroviaria ove, purtroppo, sono fino ad oggi mancati interventi idonei a realizzare una “mostra permanente” di promozione per l’intero territorio.

Se, perciò, questa Città vuole inseguire il “turismo di qualità”, non può mancare di elevare la “qualità” della sua offerta intervenendo, prioritariamente, sui luoghi di maggiore esposizione che sono chiamati ad esercitare un più intenso richiamo nei confronti dei flussi turistici.

Noi riteniamo che il Masuccio debba divenire il “borgo marinaro” della Città (cfr. salernonotizie.it – 26/04/2017).

In ogni Città di mare, sul mare o del mare, che possa meritare tale appellativo, si è sempre storicamente costituito un luogo-ambiente nel quale scenografie suggestive, frutto di un  progressivo adattamento alla natura, sono testimonianze della storia, del sacrificio, del rapporto di “odio-amore” che lega la vita di ogni buona comunità di pescatori al proprio mare e anche pittoresca rappresentazione della capacità creativa della gente, degli usi e dei costumi popolari, nonché – perché no – della secolare fusione del sapere con i sapori e gli odori della tradizionale cucina marinara.

Per questo, quando visitiamo Città di mare, andiamo alla ricerca del suo borgo marinaro. Che qui, da noi, non c’è!

Con il prolungamento del molo di sopraflutto e l’allungamento delle banchine a terra, fino ad includere buona parte degli attracchi disposti al di sotto del lungomare, il Masuccio potrebbe non solo raddoppiare la capienza dei posti barca e migliorare il livello della sua sicurezza, ma anche divenire la sede di una nuova vitalità urbana, un’area libera dove vivere quotidianamente il rapporto con il mare, ormeggiare la barchetta, a basso costo, frequentare attività artigianali specifiche insediate sulle banchine (veleria, ricambi, manutenzione, arredo-barche), socializzare nei bar e nei locali di ristorazione o, più semplicemente, sedere a respirare e chiacchierare.

Due gallerie sotterranee, sufficientemente ampie da consentire la realizzazione anche di locali commerciali e artigianali, potrebbero creare un collegamento con aree di parcheggio al di sotto di P.za della Concordia e di P.za Mazzini, mentre le superfici calpestabili darebbero spazio ad un giardino urbano dotato di strutture leggere ove insediare locali di pubblica utilità (pronto intervento sanitario, stazione di polizia, informazione turistica, telefoni pubblici, servizi igienici, biglietterie, stazione taxi, capolinea autobus), spazi di riposo e di sosta per cittadini e turisti.

Una “via dell’arte” potrebbe collegare questi spazi con la Stazione Ferroviaria per accompagnare i visitatori con i prodotti della manifattura ceramica locale (panchine, fioriere, totem) e con postazioni fotografiche con le immagini delle località più note e affascinanti del nostro territorio.

Questo è ciò che pensiamo per il Masuccio, in estrema sintesi, nella convinzione che l’unione di tre punti nevralgici della Città in un unico progetto, coerente e sostenibile, sia la scelta indispensabile per imprimere una spinta formidabile alla sua crescita in chiave turistica.

Salerno è una “piccola” comunità di 135.000 abitanti. Ha bisogno di proposte equilibrate e commisurate alla “sua età”. Non ha bisogno di mettere le scarpe tacco 12 o gonfiare le labbra con il botulino.

Non si cresce seguendo le mode, ma preservando la purezza, la trasparenza, l’identità mediterranea e meridionale, i colori, gli odori, il calore e l’accoglienza della popolazione.

Il nuovo Masuccio renderebbe felice anche l’amico Pierino. Tradito, precocemente, dal cuore ma sempre presente, in cielo, in compagnia dei suoi gabbiani.

Lasciamo che questa Città possa prosperare con l’amore e nell’amore.

Associazione Io Salerno – Officina di Pensiero

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