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Pasta e riso, la vittoria del made in Italy (di Tony Ardito)

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“Finalmente sarà possibile sapere se nella pasta che si sta acquistando è presente o meno grano canadese trattato in preraccolta con il glifosato, proibito sul grano italiano, o se il riso viene dai campi della Birmania sequestrati alla minoranza Rohingya, contro la quale è in atto una pulizia etnica”.

Così Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, saluta la entrata in vigore dei decreti firmati ad agosto 2017 dai ministri, Maurizio Martina – Politiche Agricole – e Carlo Calenda – Sviluppo Economico – sulla indicazione dell’origine obbligatoria per il riso e per la pasta.

Dalla scorsa settimana sono arrivati sugli scaffali degli esercizi commerciali le nuove etichette che permettono a noi consumatori di acquistare i prodotti fruendo delle corrette informazioni e doverose specifiche.

In base a quanto stabilito dal decreto, le confezioni di pasta secca prodotte in Italia devono riportare sulla etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura. Possono altresì essere utilizzate le seguenti diciture: paesi UE, paesi NON UE, paesi UE E NON UE.

Idem per il riso. Sulla etichetta sono specificati “Paese di coltivazione del riso”, “Paese di lavorazione” e “Paese di confezionamento”. E in caso di riso lavorato in più Paesi, possono essere utilizzate le diciture “UE”, “non UE”, ed “UE e non UE”.

Ciò significa che l’etichetta di origine obbligatoria ci permetterà di conoscere la effettiva provenienza del riso e del grano impiegato nella produzione della pasta. Sarà dunque molto più complicato per i furbetti spacciare per “made in Italy” ciò che invece, al di là di tutto, rappresenta un vero e proprio inganno per l’acquirente ed un enorme danno per il nostro Paese.

Basti pensare che ad oggi, un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero. Uno su quattro per il riso.
Secondo una indagine della Coldiretti la quasi totalità dei consumatori chiede che sia scritto sulla etichetta in modo chiaro e leggibile l’origine di tutti gli alimenti. Cosa che sino ad ora risultava tutt’altro che scontata.

Per effetto della qual cosa, oltre a subire una beffa, per lungo tempo si è visto dirottare altrove ciò che era destinato a rappresentare un sostegno alla realtà produttiva italiana, con conseguente grave nocumento per la nostra economia tutta.

Grazie soprattutto alla determinazione degli imprenditori agricoli, lungamente impegnati nella difficile battaglia del grano, il made in Italy potrà godere di ulteriori garanzie e alimentare quel circolo virtuoso di cui solo l’Italia, quando vuole, sa essere capace.

A cura di Tony Ardito

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