In sostanza il ritornello rimane sempre quello, con l’aggiunta di qualche strofa in più. Quando la ruota non gira, l’indice viene puntato sul pubblico, sui giornalisti, sull’ambiente, sui salernitani in generale ed ora anche sul Santo Patrono. Poi, puntualmente, quando Lotito esagera, Mezzaroma è costretto ad abbassare i toni. La storia si ripete. Anche adesso. La sensazione è quella di restare intrappolati in un perenne deja vù. Si continua a battere sul solito tasto, quello del calo dei paganti, che poi alla fine non è altro che un effetto dell’atteggiamento di parte della proprietà.
Se da un lato, però, le stoccate di uno dei soci risultano irritanti e insopportabili, soprattutto perchè si ripetono ciclicamente, dall’altro rischia di diventare stucchevole anche l’atteggiamento del suo alter ego. Ormai Mezzaroma entra in gioco solo quando c’è da spegnere il fuoco della polemica, alzata puntualmente dal cognato. I tifosi granata si aspettavano qualcosa di più da lui, al di là degli inviti a mantenere l’equilibrio nei momenti di difficoltà. I tifosi, probabilmente, vorrebbero avvertire affetto, calore, attenzione e azione da parte della presidenza. In definitiva vorrebbero, forse, che i presidenti facessero i presidenti. E visto che uno dei due soci si è definito proprietario, non patron, ne resta solo uno a cui appellarsi.
Sull’educazione del Sig. Mezzaroma non si discute, però tutto quello descritto nell’articolo è l’innegabile realtà, così come non si discute che Lotito è un cafone esaltato e maleducato.