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Il nuovo libro di Gian Ettore Gassani “C’eravamo tanto armati”, l’intervista

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C’eravamo tanto armati, storie di cuori spezzati è l’ultimo libro di Gian Ettore Gassani, Avvocato cassazionista e presidente dell’Associazione Avvocati matrimonialisti italiani nonchè editore del periodico «Lex Familiae». È autore de “I perplessi sposi” (Aliberti editore) e opinionista alla radio, in tv e sui giornali. Per Imprimatur ha pubblicato nel 2015 “Vi dichiaro divorziati”.

Questo libro è una raccolta di storie di vita vissuta con protagoniste famiglie comuni. Sono storie di amori violenti, di figli manipolati attraverso battaglie legali, di genitorialità omosessuale, di disabilità dimenticata e di sottrazione di minori, dove la legge non aiuta chi avrebbe bisogno di conforto e sostegno. Sono anche storie di riscatto, che insegnano a non lasciarsi travolgere da un destino avverso. Non sono, però, solo questo.

Gassani presenterà il libro anche a Salerno martedì 13 marzo 2018, alle ore 17.00, presso il Salone di Rappresentanza del Palazzo della Provincia di Salerno.

Maggiori info sul sito: www.ceravamotantoarmati.it

L’INTERVISTA A GIAN ETTORE GASSANI

Avvocato Gassani  “C’eravamo tanto armati”  (Imprimatur) è il suo terzo saggio. Come fa a trovare il tempo di scrivere con tutti gli impegni che ha?

Si, è la mia terza grande fatica editoriale. Sono felice di presentare il mio ultimo libro nella mia città, dopo un lungo peregrinare in gito per tutta l’Italia, da Bolzano a Palermo. Per me scrivere è un fatto liberatorio, sento la necessità di esternare i miei sentimenti, il mio malessere di avvocato, le mie proposte di cambiamento della cultura, del sistema e delle leggi. Tratto una materia delicatissima che riguarda i diritti delle persone. Rubo alla mia risicata vita privata il tempo di scrivere. Quando esiste la passione il tempo lo si trova sempre.

Scrivo in qualsiasi momento libero e con grande costanza.  Spesso scrivo sui treni nella tratta Roma/Milano o nei momenti più impensabili. Cerco di catturare i pensieri, li memorizzo sul cellulare, li scrivo anche su un foglietto di fortuna o, quando sono in studio, sui miei amati fogli protocollo e con la mia inseparabile penna stilografica. Odio il computer. Da sempre scrivo libri con la mia penna, così come i miei atti. Pensi che questo libro è già alla terza ristampa dopo pochi mesi. E Verona è la città che lo ha apprezzato di più in termini di vendite.

Racconto ciò che vivo in studio e in tribunale. Ho sempre pensato che il mio studio ormai sia un pronto soccorso che accoglie gente distrutta. Ho scritto un saggio in chiave romanzata e con uno stile scevro da inutili tecnicismi le storie che ho conosciuto, i drammi, le tragedie familiari. Ci sono casi giudiziari che mi hanno particolarmente colpito e affascinato, che non mi hanno fatto dormire la notte. Sento l’esigenza di raccontarli.

Cerco di entrare nel cuore del lettore, di usare un linguaggio accessibile a tutti. E poi parlo dell’Italia che cambia ogni giorno, dei costumi diversi da ieri, di un nuovo comune sentire, della violenza intrafamiliare, delle orrende contese dei figli, del medio evo del nostro diritto.  Ecco perché i due miei precedenti saggi hanno riscosso un notevole successo in tutta Italia, contro ogni regionevlle previsione. La mia gioia è stata sapere che alcune scuole a Roma hanno adottato i miei libri per discutere in chiave anche sociologica del cambiamento dei costumi e del necessario rapporto scuola/famiglia, che oggi sta vacillando e non certo per colpa degli insegnanti.

E poi chi l’ha detto che un saggio non possa emozionare come un romanzo? Ho sempre rinunciato  ai miei diritti di autore, ma ho la soddisfazione che i miei libri,“I perplessi sposi” (Aliberti Editore) e “Vi dichiaro divorziati” (Imprimatur Editore) siano stati usati spesso anche per le tesi di laurea. Una gioia immensa che non riesco a descrivere. Penso che per un avvocato sia importante far capire alla gente il fascino e l’importanza sociale della professione forense. L’avvocato, quello vero, è il sale del processo e della società. Diciamo che questo libro è una sorta di memoria difensiva per il mondo forense, troppo spesso ingiustamente sottovalutato e criticato negativamente.

– Cosa racconta in questo ultimo libro?

Denuncio da anni il fatto che l’Italia arrivi sempre tardi alle grandi svolte del diritto di famiglia e delle persone. Siamo il fanalino di coda dell’Europa. Siamo sempre in ritardo di venti o trent’anni rispetto agli altri Paesi. E’ stato così per il divorzio, per l’aborto, per le unioni civili, per la procreazione medicalmente assistita. Noi italiani siamo stati costretti ad espatriare e a esercitare altrove il diritto di nascere, di divorziare e morire. Una vergogna per un Paese come il nostro che è stato la culla del diritto. Ecco io ho denunciato tutto questo, con dati alla mano, con storie vere, con spunti di riflessione. Ho la gioia di sapere che non è stata la mia una fatica vana. I miei libri sono andati a ruba e sono stati ristampati tante volte. E’ sempre una forte emozione entrare in una qualsiasi libreria e trovare i miei libri negli scaffali. Per uno che fa l’avvocato è il massimo.

– Di cosa parla in C’eravamo tanto armati?

A differenza degli altri due precedenti che parlavano soprattutto di conflitti coniugali e di figli contesi nelle separazioni e nei divorzi, questa volta ho affrontato il tema delle varie declinazioni della violenza nelle relazioni familiari. Forse, questo, è tra i tre il più emozionante, di sicuro il più sofferto. Ho parlato anche del sistema che non funziona, dei ritardi della giustizia, di etica professionale, di omofobia, di sottrazioni internazionali di bambini, di unioni civili, di discriminazioni contro i diversamente abili, di eutanasia. Tutti temi scottanti, delicati, scomodi. Ho voluto metterci la faccia, assumermi le mie responsabilità, uscire allo scoperto.

Ho raccolto il racconto di Mina Welby che mi ha confidato in esclusiva la sua vita con Piergiorgio fino all’ultimo istante: una testimonianza toccante che denuncia la mancanza di tutele per i malati terminali. Ci sono anche capitoli formidabili scritti da altri professionisti di rilievo, a partire dal noto collega e docente di scienza della comunicazione Cataldo Calabretta sul come si deve fare informazione di cronaca nera che riguarda il pianeta famiglia, per finire alla psicologa Maddalena Cialdella che narra un caso di violenza intrafamiliare che ha gestito nel suo studio.

Inoltre questa volta narro della mia infanzia rapportata alla scuola con il ricordo di un mio grande maestro elementare. Questo libro è un inno al mondo scolastico. Richiamo l’attenzione sul ruolo fondamentale della scuola che tutti dovremmo rispettare. Se vogliamo combattere i disagi di molti ragazzi le famiglie non devono delegittimare i docenti. Prima non era così. Un maestro, un professore erano venerati. Oggi li si trascina in tribunale. E questo è davvero grave. La famiglia deve recuperare il proprio ruolo. Molte famiglie sono in crisi di valori e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Sicuramente il mio libro sarà adottato da molti istituti scolastici così come è stato per i precedenti saggi. Le famiglie e i ragazzi dovrebbero leggerlo, non solo gli avvocati. Mi consenta però di ringraziare la casa editrice Imprimatur per aver creduto in me e nei messaggi di questo ennesima grande fatica editoriale e gli amici Maurizio De Giovanni che ha scritto la prefazione e Alvaro Moretti, direttore di Leggo. E’ un libro importante per me, forse più degli altri. Ho rinunciato alle vacanze estive, ho scritto anche di notte, ma ne è valsa la pena. Sarà facile reperirlo online, anche in formato e-book e in libreria.

– Ha previsto la presentazione capillare del suo, libro?

Certamente si. Un libro è come un figlio. Deve essere difeso. Puoi scrivere la Divina Commedia, ma se non la diffondi il libro muore. Sto facendo un tour sontuoso e molto faticoso, anche grazie alla grande Associazione che presiedo, l’AMI (Associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani). Sarà per me un onore presentarlo a Salerno in cui affondano le mie radici e i miei ricordi più belli e significativi.

 

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