La filiera vanta inoltre il primo “casaro in gonnella”. Si chiama Anna de Pascale, ha 50 anni e lavora in un caseificio di Baronissi, in provincia di Salerno, socio del Consorzio. “Far nascere la mozzarella di bufala Dop è la mia passione sin da ragazza – racconta– e non lo trovo nemmeno faticoso, anche se si lavora di notte. Ho appreso questo mestiere da tanti bravi maestri, ho imparato sul campo e ora i colleghi maschi mi apprezzano e condividono molto con me. Ho dedicato la mia vita alla mozzarella, in vari ruoli, da quando avevo 26 anni. È la mia strada e ne sono orgogliosa”.
La rappresentanza femminile è significativa anche nel Cda del Consorzio di Tutela, che ha come vicepresidente Letizia Gallipoli e consigliera Silvia Mandara, e nel Comitato Paritetico, dove due membri su tre della componente degli allevatori sono donne,Marina Cerrone ed Elide Romagnuolo. Lo Statuto dell’organismo è stato di recente modificato proprio nell’ottica di garantire una sempre maggiore presenza in rosa.
“Siamo una realtà che punta sempre più su donne e giovani – commenta il presidente del Consorzio, Domenico Raimondo – per questo abbiamo dato vita alla prima Scuola nazionale di formazione lattiero-casearia, con l’obiettivo di insegnare l’arte del casaro alle nuove generazioni, trasmettendo un sapere secolare ma in un’ottica contemporanea, al passo con i tempi. Il successo del primo corso testimonia la voglia che c’è di avvicinarsi a questa vera e propria arte”.
La crescita costante della bufala Dop è confermata anche dai dati dell’ultimo trimestre del 2017 sui distretti industriali. In una Campania che stavolta detiene la maglia nera in Italia, spicca l’ottimo risultato dell’export del Distretto della Mozzarella di Bufala Campana Dop: +16,8 per cento, pari a 10 milioni di euro aggiuntivi.
Commenta