Alla base di questa inattesa virulenza c’è un ceppo influenzale – il cosidetto virus B o Yamagata – particolarmente alieno. Per questo motivo la resistenza, soprattutto fra i più giovani, anziani e gli immunodepressi, è molto bassa.
Epidemiologi svizzeri hanno sottolineato che «I ragazzi fanno più fatica a guarire e manifestano i sintomi più forti e più a lungo, quelli davvero a rischio sono però gli anziani». La cosa che più stupisce gli addetti ai lavori è la persistenza del fenomeno, con l’ipotesi, non azzardata di un ciclo di 13-14 settimane del picco influenzale.
Ed i consigli non tardano ad arrivare, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”: riposo e letto sarebbero comunque fondamentali per ristabilirsi nel minor tempo possibile e non rischiare ulteriori conseguenze rispetto ai sintomi già in corso