All’Arechi di Salerno l’Avellino di Novellino è entrato in campo con le spalle al muro e dopo meno di 18 minuti si è ritrovato sotto di due gol. Un tiro che rimbalza in rete di Kiyine è il premio di chi ci crede e gioca per far gol. Il raddoppio è il regalo di chi non fa niente per crederci e cambiare le cose. Sprocati ringrazia e come all’andata punisce i biancoverdi. La Salernitana gestisce e con il giovane Kiyine e Minala giganteggia a centrocampo. L’Avellino è senza idee e Novellino cerca subito di cambiare registro quando dopo appena 38 minuti toglie Bidaoui e inserisce Asencio. Il giovane spagnolo dovrebbe dare consistenza all’attacco ma l’Avellino resta incompiuto e l’unico tiro verso la porta di Radunovic dei primi 45 minuti resta un incornata di Ardemagni.
La Salernitana al Partenio ci aveva creduto e aveva ribaltato il doppio svantaggio. Si può fare. Gavazzi ci crede: spara prima contro Radunovic che riesce a neutralizzare e poi imbecca Ardemagni che però è impreciso. I granata perdono tempo, gestiscono a tratti e Zito prima incarta Ardemagni con due spallate e poi, qualche minuto più tardi, trasforma un tacco in un mani di Laverone e tiro dal dischetto. Lezzerini intercetta il tiro dell’ex dagli undici metri e fa meno amaro lo stillicidio biancoverde. Asencio, cercato prima da Laverone e poi da Gavazzi, ci prova dal centro dell’area di rigore a far rialzare la testa ai suoi ma per ben due volte non riesce a trovare la porta.
L’Avellino chiude in 9 con il calcio da dietro di Molina al “gigante” Kiyine e per le banali proteste di Asencio. Un calcio e una mano per rialzare l’avversario e le solite chiacchiere di rabbia. Il 46esimo derby campano finisce qui con la Salernitana si porta a casa la partita con il minimo sforzo. L’Avellino perde ancora. Con l’amaro in bocca. Con un riscatto che non ha vestito la maglia biancoverde ancora una volta.