Forse nonostante i nostri quotidiani solleciti, in Regione hanno bisogno di una forte azione di tutta la cittadinanza per sbloccare le procedure al fine di favorire l’ingresso di personale poiché i servizi, le sale operatorie e tutti i reparti non possono funzionare senza operatori, e quelli presenti sono costretti a turni estenuanti e non più sostenibili, dequalificati e demansionati quotidianamente oltre ogni ulteriore limite di sopportazione. La situazione è generalizzata anche sulle altre strutture, quella di Mercato San Severino in cui sembrerebbe a rischio di chiusura la dialisi, del da Procida e di Castiglione di Ravello. Vogliamo risposte certe sulle procedure e sulle modalità di reclutamento, sulla stabilizzazione dei precari ma soprattutto certezze sul futuro dell’ospedale e sul futuro dei cittadini cavesi”.
Dello stesso avviso anche Pietro Antonacchio, segretario generale della Cisl Fp Salerno. “In una Regione nella quale si muore 3 anni prima e in cui un medico a sua salvaguardia decide di andare ad operarsi da un’altra parte pur essendo uno specialista del settore – ha detto. “Qualcuno dovrebbe porsi qualche semplice interrogativo: potrebbe darsi che tale condizione di sovraccarico lavorativo, di assenza di personale ma soprattutto di mancanza di governo delle strutture sanitarie possa essere un elemento fondamentale. Negli ultimi tre anni gli operatori del comparto dell’Asl Salerno sono diminuiti di 391 unità, passando da 5672 agli attuali 5281 nel mentre il fabbisogno assistenziale è cresciuto.
Tale eventualità è stata scongiurata nell’azienda “Ruggi” che annovera di contro oltre un centinaio di contratti a tempo determinato, giovani in attesa di essere stabilizzati per sconfiggere la piaga del precariato, ma che comunque non riescono a garantire la copertura del fabbisogno di personale. Una regione e una provincia che non dà certezze ai suoi giovani e ai suoi cittadini merita che si passi dai pronunciamenti ai fatti. Dare attenzione solo ai generali e non curarsi dei loro eserciti è il chiaro segnale di quanti hanno perso il contatto con le relative comunità di riferimento”.