Un iter che, però, complice il Rosatellum, sconta ritardi e potrebbe avere una coda di ricorsi.
Basta un giro di telefonate tra gli eletti per capire che, a due settimane dal voto, in molti non hanno ancora ricevuto una comunicazione ufficiale dagli uffici elettorali presso le corti d’appello che appunti loro la ‘stelletta’ di neo senatore o neo deputato. “Con la vecchia legge elettorale – afferma Vito Crimi, M5S – già 5 giorni fa vi sarebbe stata certezza dei conteggi e delle proclamazioni.
Il Rosatellum, con le sue tante novità, ha rallentato i meccanismi” appesantendo il lavoro delle corti d’appello che “hanno dovuto anche sospendere delle udienze”. La questione si scioglierà nelle prossime ore, anche perché domani parte la registrazione dei nuovi eletti con dati anagrafici, foto e firma; e venerdì 23 marzo ci sarà la prima seduta dei due rami del parlamento per la costituzione dell’ufficio di presidenza e della giunta delle elezioni provvisori e per l’avvio delle votazioni sui presidenti.
Se sull’uninominale il risultato è pacifico – ha vinto chi ha preso più voti – il segmento critico è quello della quota proporzionale dove la suddivisione dei voti non è perfetta e bisogna tener conto dei resti, in base ai quali seggi eccedenti possono essere redistribuiti, e non necessariamente nell’ambito dello stesso collegio.
Alla Camera, dove la suddivisione è su base nazionale, il Rosatellum prevede un meccanismo di compensazione che permette di pescare eletti da altri collegi. Al Senato, suddivisione su base regionale, la legge non offre sponde. Eppure contestazioni sono già scattate anche per la Camera.
Come sta succedendo in Calabria, dove Forza Italia reclama a nome di Maria Tripodi – per la quale sono scesi in campo Maurizio Gasparri, Renato Brunetta, Alessandro Cattaneo – il seggio assegnato invece Fausto Orsomarso di Fratelli d’Italia.
Ricorsi annunciati anche per un seggio senatoriale in Campania rivendicato da Giosy Romano, sempre di Fi. “Il successo è l’eccezione”, “ma io volevo vincere”, scrive su facebook Luca De Carlo, il sindaco di Calalzo (Belluno) che pensava di avercela fatta con Fdi e invece al riconteggio si è visto escluso. Situazioni contese anche quelle di Paola Bragantini, Pd, a Torino, o di Peppe De Cristofari di Leu, in Campania. Così come resta aperto il caso del seggio siciliano al Senato per i Cinquestelle, che però hanno vinto ‘troppo’ e hanno esaurito l’elenco dei loro candidati. Tutto lavoro per la giunta per le elezioni. O per i Tar. (ANSA).
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