E noi entravamo in quella stanza in punta di piedi, anche se ci sembrava strano che fosse una visita di riguardo quella della vicina di pianerottolo o dei signori del piano di sopra.
Peraltro, tutto sommato, le altre stanze non erano proprio impresentabili.
Capimmo, però, dalle gentilezze che ci riservavano i vicini ad ogni incontro, che il “rispetto chiamava rispetto” e che, quindi, era cosa buona e giusta accoglierli con onore e decoro. E, da allora, facemmo, di questo comportamento, una regola di vita.
Anche in Città, abbiamo il “salotto buono”.
Siamo ormai abituati a definire in questo modo il Corso Vittorio Emanuele che, da Piazza Vittorio Veneto a Piazza PortaNova, espone la Città all’attenzione dei visitatori e dei turisti rappresentandone la qualità urbana e il livello di civiltà. Un Corso, da taluno pomposamente definito “da Re”, che dovrebbe costituire motivo di orgoglio per la comunità.
In questo senso, quando nei primi anni ’90 si decise di pedonalizzare quella che era niente di più di una strada confusa e disordinata, pur con le migliori attività commerciali locali, oltre a banche e uffici, maturammo forte il convincimento che finalmente “si muoveva qualche cosa” e che si stavano ponendo le premesse per una diversa vivibilità urbana e una migliore qualità della vita.
Il Corso divenne, immediatamente, il riferimento per le passeggiate familiari, per lo shopping, per gli appuntamenti professionali e di affari, per gli incontri di giovani e anziani, mettendo a disposizione nuovi luoghi di aggregazione e socializzazione, nel periodo invernale, in aggiunta a quelli offerti, in estate, dal lungomare.
Fu un momento di grande partecipazione collettiva.
L’impianto originario, con le caratteristiche cupole che, per le modifiche apportate al progetto divennero postazioni per il riparo dalla pioggia e – poi – abolite, subì un primo intervento di riqualificazione nel 2009, limitatamente al tratto compreso tra Piazza Vittorio Veneto e Via SS. Martiri, con la radicale revisione dei sottoservizi, la sostituzione dei cubetti di porfido con lastre di pietra vesuviana e un nuovo arredo a tema.
Ovviamente, la mancata prosecuzione dei lavori ci consegnò un percorso disorganico e disarmonico, variamente colorato, che con il trascorrere del tempo ha finito con l’evidenziare tutti i segni del degrado anche a seguito di numerosi rattoppi per interventi di riparazione, talora disdicevoli, effettuati lungo la sua residua lunghezza.
Finalmente, nei giorni scorsi, dopo precedenti annunci risalenti fino all’anno 2015, è stato assicurato il completamento delle opere nell’arco temporale di circa due anni e per una spesa preventivata di 5milioni di euro. Così, entro la fine del 2019, la comunità potrà disporre di un rinnovato “salotto buono”. Come quello della mamma.
Però, se questa è la funzione del nostro Corso principale, noi riteniamo che l’intervento non possa limitarsi al semplice miglioramento “della facciata” ma debba essere esteso a tutto il reticolo di strade adiacenti da coinvolgere in un unico progetto che sia in grado di esprimere l’identità della nostra Città, il colore e il calore della nostra terra, le tradizioni e le ricchezze ambientali del nostro territorio.
Si tratta di vie e di slarghi sicuramente importanti, di grande frequentazione, che presentano tuttavia una inspiegabile “diversità qualitativa” tale da rendere le distanze fisiche di non più di qualche metro in lontananze di anni luce in termini di decoro e vivibilità.
Così, con questo e con i prossimi commenti settimanali, ci proponiamo di aprire un confronto di idee per la “rinascita” di tutta l’area del centro attraverso la auspicata predisposizione di specifici “Piani di zona identitari” che siano in grado di trasformare i luoghi più rilevanti in effettive testimonianze della vitalità, della laboriosità, della civiltà e dell’accoglienza di una Città millenaria di cui, negli ultimi anni, sembra si siano perse le tracce.
Ciò posto, ci sembra doveroso iniziare dal più vergognoso angolo del salotto buono, “fulgido” esempio di quale miserevole livello possa raggiungere l’ambiente urbano in conseguenza del disinteresse, della noncuranza, della indifferenza e della insensibilità di tutta la comunità.
Stiamo parlando di Via San Benedetto e della scalinata di Via Torretta che porta al cuore del “Corso da Re”.
La strada, insignificante, senza anima, smunta, anoressica, desolante nell’arredo, con un marciapiede piastrellato con improbabili liste di cotto variamente rappezzate, sulle quali zig-zagare tra escrementi di diversa natura, con le facciate degli edifici devastate da graffiti e con abbandoni quotidiani di rifiuti, esprime uno scenario inammissibile finanche per una Città del quarto mondo. Se ci fosse. Mentre noi ci vantiamo di essere del primo.
Né migliore è l’immagine resa dalla ripida scalinata, sudicia e sbrecciata, con la grande piazzola dell’interpiano sulla quale si erge l’ancora austera struttura del Cinema Astra, sala di teatro con un grande passato che è ora divenuta concreta espressione di un ignobile degrado fisico e di un inammissibile imbarbarimento morale della Città.
Di fronte a tale decadimento, pur nella modesta qualità di semplici cittadini, riteniamo nostro diritto sollevare la più ferma protesta per il “danno di immagine” inferto dalle invereconde condizioni della palazzina e delle aree circostanti.
E, sempre nella nostra modesta qualità, riteniamo nostro diritto denunciare la inerzia dei responsabili rispetto all’esigenza della tutela della dignità collettiva, così profondamente vilipesa.
Eppure, via Torretta e Via San Benedetto sono le vie di accesso al Museo Provinciale, alla Reggia Normanna di Castel Terracena, alle Chiese di San Benedetto e di San Michele, al complesso di Santa Apollonia e, proseguendo, al cuore della parte antica, luoghi verso i quali si indirizzano naturalmente i flussi turistici.
E’ questo il nostro turismo di qualità?
Noi pensiamo che Via San Benedetto debba divenire la effettiva porta di ingresso da sud alla parte storica e che, per questo, sia doveroso inserirla in un percorso pedonale con inizio da via Velia e, ancor più, dal Corso principale, proprio attraverso la scalinata di Via Torretta.
Un nuovo viale, pavimentato, illuminato e alberato a tema, da arricchire con panchine ed elementi di arredo in ceramica che siano veicolo pubblicitario dell’abilità dei nostri maestri artigiani. Le stesse alte mura, sulla destra, potrebbero essere parzialmente rivestire da pannelli in ceramica riproducenti angoli della Città o della vicina Costiera.
La scalinata, opportunamente riequilibrata nelle forme e dimensioni, dovrebbe essere trasformata in un percorso di colori, di luci e di odori, con pavimentazione in cotto/ceramica e contenitori dello stesso materiale, con essenze floreali stagionali, per divenire punto di aggregazione e di richiamo per la cittadinanza e gli attesi flussi turistici. La piccola “Trinità dei Monti” che questa Città può permettersi, con orgoglio, dignità e decoro.
Quanto all’edificio del Cinema Astra, stupisce che esso sia tuttora privo di un utilizzo economico.
In effetti, potrebbe essere convenientemente ripristinato l’utilizzo come Cinema/Teatro, magari con annessa Scuola delle Arti, Musica e Spettacolo (il Dams di Bologna), ovvero potrebbe divenire un luogo di eccellenza per riunioni e manifestazioni pubbliche e private ovvero, ancora, una struttura ricettiva di primo livello.
In ogni caso, ci appare indilazionabile il rifacimento delle facciate non diversamente da ciò che avviene in altri luoghi dove l’Amministrazione dà prova di tutta la sua potestà imponendo gli interventi per motivi di pubblica e privata incolumità.
Noi non concordiamo con chi sostiene che la nostra Città sia priva di “gioielli” da esibire ai flussi turistici.
Anzi, noi riteniamo che esista una eredità storica ancora tutta da scoprire e che l’impegno per il recupero e la valorizzazione di questa “vera ricchezza” possa offrire il più valido contributo alla crescita economica, sociale e culturale della comunità.
E pensiamo che una attenzione particolare debba essere rivolta alle strutture e agli elementi architettonici del nostro “salotto buono” perché è la prima immagine che noi offriamo a chi viene per conoscerci, per capire, per ammirare e, perché no, anche per imparare.
E perché il “rispetto chiama rispetto”. Come imparammo in gioventù.
Facciamo che questa Città possa progredire con amore e nell’amore.
Associazione Io Salerno – Officina di Pensiero
P.S.: riprendiamo, oggi, dopo la pausa per le elezioni, il nostro appuntamento settimanale con chi ci onora della sua attenzione proseguendo nell’impegno di confrontarci sui problemi della nostra Città. Perché vogliamo che diventi, realmente, un luogo nel quale sia possibile vivere. Non solo esistere.
A mio avviso, nessuna valorizzazione può avere esiti positivi se non si eliminano in misura definitiva le auto dalle strade del centro storico (e, aggiungo, occorrerebbe anche rifare la pavimentazione, che è in condizioni pietose). Non parlo solo della circolazione, ma, soprattutto, dei parcheggi. Via San Benedetto sarebbe bellissima senza le auto, così come lo sarebbero – per fare degli esempi – via Canali o, ancor più, la piazzetta di San Pietro a Corte.
Quello di San Pietro a Corte, poi, è un caso emblematico: un gioiello deturpato dai parcheggi abusivi (ci sarebbero delle transenne, ma nessuno si preoccupa di tenerle chiuse, o, peggio, sono divelte, così come accade a Piazza Abate Conforti, dove le auto sono tornate ad assediare la fontana).
Immagino già che qualcuno si chieda cosa c’entri il centro storico con il Corso V.E., che è il tema che Io Salerno affronta questa settimana. Invece c’entra molto, perché le riqualificazioni urbane hanno un senso reale se derivano da un disegno complessivo, se creano un nuovo ed esteso tessuto urbano, mentre hanno ben più scarso valore se limitate a singole aree isolate e non raccordate fra loro. E, d’altra parte, questo è proprio il principio espresso nell’articolo, secondo cui via Torretta funzionerebbe come raccordo fra i due scenari urbani riqualificati (Corso V.E. e via San Benedetto).
Ma si può essere più ambiziosi, immaginando un tessuto che si dipani partendo dal Corso V.E. attraverso le strade principali del centro storico. O almeno l’idea di intervenire sul Corso e sull’asse così raccordato di via San Benedetto potrebbe (dovrebbe) essere l’inizio di un più ampio progetto di riqualificazione del centro storico, sia in chiave di vivibilità e di decoro che nella prospettiva di valorizzazione turistica.
Ma – ripeto – nessuna iniziativa di valorizzazione urbana può prescindere dall’eliminazione definitiva delle auto, incluse, anzi, prima di tutte quelle dei residenti.
E prima che qualcuno avanzi la (stupida) obiezione: “E dove le dovrebbero lasciare le macchine i residenti? Non hanno forse diritto a spostarsi in una città dove il trasporto pubblico urbano funziona così male?”, anticipo che l’articolo 9 della Costituzione afferma che la Repubblica “tutela il paesaggio e il patrimonio artistico”, mentre non esiste e non potrà mai esistere un diritto al parcheggio, ancor più selvaggio, ed una sua tutela giuridica.
D’altra parte, come fanno le amministrazioni e i residenti di Parma, di Lucca, di Perugia e di altre città che hanno bellissimi centri storici ben curati e completamente privi di ogni auto? Si può fare: cominciamo da lì.
P.S. Non sono mai riuscito a trovare riferimenti (nomi, indirizzi, contatti) dell’associazione “Io Salerno”. Sarebbe utile ampliare confronti e discussioni anche oltre queste pagine.
Speriamo che l’amministrazione comunale si dia una mossa. Sono residente da anni in questa zona ed oltre al degrado ed all’incuria del manto stradale e sporcizia ovunque,negli ultimi anni anche gioventù bruciata a fumare droghe leggere e cumuli di alcool la rendono ancora più invivibile! Spero davvero che l’associazione faccia qualcosa.
Degrado, ALCOL, siringhe e spaccio a tutte le ore del giorno e della notte su quelle scale ! Senza SORVEGLIANZA non si va da nessuna parte! SVEGLIA!
….ovviamente sarebbe bello immaginare il centro così strutturato ( …e sorvegliato!), ma l’obiezione da parte pubblica ovviamente riguarda i finanziamenti che tanto spesso vengono annunciati ma poi nella realtà non si concretizzano . E allora perché non immaginare da parte del Comune una tassa di scopo ? Il sindaco Napoli , nella sua duplice qualità di capo dell’amministrazIone e architetto, avrebbe tutta l’autorevolezza per illustrare ai suoi concittadini un’opera di rifacimento e riordino così bella come quella sopra ipotizzata , sarebbe un modo davvero concreto per far sentire partecipi tutti i salernitani al destino della loro città.